“Tutti la salutavano, era il personaggio dei Navigli, però nessuno si era mai soffermato a conoscerla, neanch’io a dir la verità, finché, incitata dal mio fidanzato, l’ho fermata e sono rimasta folgorata dal mondo racchiuso nel suo sorriso a tre denti”. Parla Micol Beltramini, scrittrice e traduttrice sarda trapiantata a Milano. Qui, 4 anni fa, ha conosciuto la signora Maria, oggi 91enne, contraddistinta da un’andatura lenta e curva come il cappello di lana indossato in ogni stagione.
“Non volevo risultare invadente, desideravo giusto portarla al mare, ma quando un giorno ha perso le chiavi di casa ho avuto un impatto sconvolgente con la condizione disagiata in cui viveva”. Pannolini sporchi ammassati in ogni stanza, il frigorifero straripante di frutta marcia e il pavimento colmo di rifiuti, tra cui faceva capolino persino qualche topo: Micol e i vigili del fuoco si sono trovati davanti a questo scenario entrando nella casa popolare in cui alloggiava.
“Abbiamo chiesto subito la sanificazione all’Asl e l’abbiamo portata al pronto soccorso per accertamenti. Senza capire la gravità della situazione, mi ha detto “Non mi lasci sola, vero?“, ricorda. E da quell’istante, in una città in cui è facile essere isolati perché la gente è distratta dalla quotidianità frenetica, Micol è diventato il punto di riferimento dell’anziana rimasta senza parenti.
“Con il suo spirito libero e selvatico non aveva mai chiesto aiuto, ma quel giorno mi è stata schiaffata in faccia la realtà e mi è venuto spontaneo non abbandonarla in ospedale, dove, tra l’altro, non sarebbe potuta restare a lungo perché priva di qualsiasi patologia, a parte la sua sordità”. La scrittrice si è perciò mobilitata con sanitari e istituzioni per sistemarla in una casa di cura convenzionata con il Comune. “Ammetto che l’idea della casa di riposo mi risultava triste, ma mi sono ricreduta, siamo riusciti a donarle una nuova vita dignitosa”.
Verrebbe spontaneo credere che la reputi una nonna, ma non è proprio così: “È il mio maestro Jedi, la mia amica geniale con cui condivido la fantasia che ci porta a inventare storie. Così riusciamo ad alleviare una situazione tragica. Trascorrere del tempo con lei mi rimette in pace col mondo”.
Lo stesso vale per le tante persone che hanno risposto all’appello lanciato su Facebook con cui ha invitato chiunque volesse ad andare a farle compagnia nella casa di cura. “Le portano regali, imparano a lavorare all’uncinetto con lei, ridono insieme. Tutti sono incantati dalla sua verve” dice Micol che ogni settimana le fa visita e le porta gomitoli di lana o leccornie. Talvolta, la accompagna in gite fuori porta.
La loro vicenda ha toccato anche il mondo dell’editoria ed è raccontata nel libro La mia amica scavezzacollo pubblicato l’1 giugno per Hacca Edizioni. “È impazzita di gioia, si sente ancora più protagonista e si diletta a firmare autografi. Dobbiamo prendere consapevolezza del dramma degli anziani abbandonati e imparare a tendere la mano, creando piccole reti di sostegno sociale insieme alle istituzioni”. Orfana di entrambi i genitori e senza figli, ammette “tutti, un giorno, potremo diventare come Maria. Spero di riuscire a prevenire la solitudine con la rete dell’amicizia”. La stessa che, inaspettatamente, l’ha legata a Mary.