È davvero difficile l’attuazione dell’articolo 27 della Costituzione. Nella seconda parte quel testo dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato: le implicazioni sono enormi, la sua concreta applicazione assai faticosa per la carenze delle strutture e vecchi retaggi culturali.
La ministra Cartabia per la sua formazione richiama con insistenza questo principio costituzionale che, naturalmente, sta a cuore a tutti, anche a coloro che temono, legittimamente, un allentamento delle misure carcerarie nei confronti dei delitti più gravi, quelli contro la comunità, come i reati di mafia su cui vige un sistema misurato sulla pericolosità e pervasività delle mafie stesse. Esiste un fronte politico che predica tolleranza e misure lasche per comportamenti gravi che colpiscono la collettività, tanto da aver tentato una odiosa mossa referendaria per abrogare i reati nei confronti degli amministratori infedeli. Un approccio che non coincide con il rigore preteso dallo stesso fronte – dichiarazioni roboanti di Meloni e Salvini – nei confronti della vicenda giudiziaria che riguarda ex terroristi rifugiati da tempo in Francia a cui Parigi ha negato l’estradizione proprio oggi.
La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di capitale francese, richiamando gli articoli 8 e 6 della Convenzione dei diritti dell’uomo, ha infatti respinto l’estradizione richiesta dall’Italia per i dieci ex terroristi rossi arrestati nell’ambito dell’operazione ‘Ombre rosse’ nell’aprile 2021. Tra di loro anche l’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, 78 anni, condannato in Italia come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Calabresi, da tempo malato, gli ex Br Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Enzo Calvitti; l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura; l’ex militante dei Proletari armati Luigi Bergamin; l’ex membro dei ‘Nuclei armati contropotere territoriale’, Narciso Manenti. Persone di età comprese tra i 60 e i 78 anni, da tempo inserite nella società.
Anche la ministra Marta Cartabia ha subito espresso con cautela istituzionale il suo disappunto, dicendo di aspettare di conoscere le motivazioni “di una sentenza che nega indistintamente tutte le estradizioni. Si tratta di una sentenza a lungo attesa dalle vittime e dall’intero Paese, che riguarda una pagina drammatica e tuttora dolorosa della nostra storia. Resta tutta l’importanza della decisione di un anno fa con cui il ministro Eric Dupond-Moretti ha rimosso un pluridecennale blocco politico: un gesto, il suo, che è segno della piena comprensione dei drammi vissuti nel nostro Paese durante gli anni di piombo e soprattutto della fiducia del governo francese nei confronti dei magistrati e delle istituzioni italiane”.
La vicenda non è chiusa, vedremo come proseguirà. Intanto godiamoci lo spettacolo delle proteste della destra, magnanima quando si tratta di permessi premio ai boss o di ergastolo ostativo, quello che non consente sconti di pena, per i mafiosi. Scene di ordinario doppiopesismo.