La Regione Lombardia ha negato il patrocinio al Gay Pride di Milano. L’ennesimo tentativo da parte dell’Arcigay non è andato a buon fine. L’associazione Lgbtqi+ aveva fatto richiesta per aggiungere il patrocinio della Regione a quello del Comune e della Città metropolitana. Lo fa tutti gli anni, ma un barlume di speranza sembrava essersi aperto dopo che il 14 giugno il Consiglio regionale aveva approvato, con voto segreto, la mozione avanzata dal M5s. La proposta prevede, per la prima volta negli ultimi 50 anni, che il Pirellone sia illuminato con i colori dell’arcobaleno e garantisce una presenza istituzionale alla manifestazione del 2 luglio. Ma niente a che vedere con il patrocinio che costituisce una forma simbolica di adesione e una manifestazione di apprezzamento, che manca, in questo caso, da parte della Lombardia.
L’unico partito contrario alla mozione, la Lega, aveva definito la manifestazione come “un’ostentazione che nulla a che vedere con la difesa dei diritti civili”. Proprio per questo, secondo Paola Bocci, consigliera del Pd in Lombardia “dalla giunta Fontana, trainata dalla Lega, non ci potevamo aspettare niente di meglio”. La consigliera, che aveva sottolineato la necessità della Regione di non dimostrarsi indifferente davanti alla manifestazione, ha ribadito che “la giunta regionale perde un’occasione per dimostrare la sua vicinanza alla comunità Lgbtqi+”. Il presidente di Arcigay Milano, Fabio Pellegatta, non è rimasto sorpreso dalla decisione: “Niente di nuovo rispetto al passato, ma solo una triste conferma”, ha dichiarato al Corriere della Sera. “La linea politica della Regione si conferma insensibile nei confronti di una manifestazione di libertà, in un momento storico in cui a livello internazionale appare evidente che i diritti non sono mai acquisiti per sempre”. Qui il riferimento è alla sentenza della Corte suprema degli Usa che ha recentemente cancellato il diritto all’aborto. “I diritti sono una costruzione continua: se non si è sempre coinvolti, si rischia di perdere quelli ottenuti e di allontanare quelli che mancano” ha concluso Pellegatta.
Per Alex Galizzi, consigliere regionale della Lega, la decisione della Giunta lombarda ha “riportato l’ordine”. Il voto favorevole alla mozione è stato secondo lui “un errore madornale che ha dato uno spaccato falsato di quello che rappresentano simili iniziative” ha raccontato al Corriere. Il primo firmatario della mozione, Simone Verni, consigliere del M5s, ha invece sottolineato come il voto del Consiglio alla sua proposta avesse “rappresentato un segnale, una speranza di un futuro fatto di maggiori diritti, più tollerante ed inclusivo”. Secondo lui la Giunta, scegliendo di non patrocinare il Pride, ha voluto affrettarsi a “riportare l’ordine vigente in modalità Medioevo”.