E’ stato un crimine di guerra. Al termine di una lunga ricerca, Amnesty International ha concluso che l’attacco del 16 marzo da parte delle forze russe, contro il Teatro d’arte drammatica di Mariupol questo è stato, un “evidente crimine di guerra che ha provocato almeno una dozzina di vittime accertate ma probabilmente molte di più”. In alte parole le forze russe hanno deliberatamente attaccato il teatro, pur sapendo che centinaia di civili si erano rifugiati all’interno della struttura.
Il gruppo di Risposta alle crisi di Amnesty International ha intervistato numerose persone sopravvissute e ha raccolto e analizzato una grande quantità di prove digitali, giungendo alla conclusione che un aereo da combattimento russo ha sganciato due bombe da 500 chilogrammi esplose simultaneamente e vicine tra loro.
Amnesty International ha commissionato un modello matematico della detonazione per determinare la quantità esplosiva netta (New, Net explosive weight) necessaria per causare il livello di distruzione visto al teatro di Mariupol. La conclusione è che le bombe avevano un New di 400-800 chilogrammi. Basandosi sul materiale bellico a disposizione delle forze russe, Amnesty International ha concluso che, con ogni probabilità, sono state usate due bombe da 500 chilogrammi sganciate da aerei da combattimento Su-25, Su-30 o Su-34 che erano situati in una base aerea delle forze russe nella zona e visti frequentemente operare nell’Ucraina meridionale.
Amnesty International ha preso in esame diverse teorie alternative rispetto alle responsabilità dell’attacco e alle armi usate ma ha concluso che l’ipotesi più probabile sia quella di un attacco aereo che ha deliberatamente colpito una struttura civile. “Il Tribunale penale internazionale e ogni altro meccanismo che possa esercitare giurisdizione sui crimini commessi durante il conflitto in corso devono indagare su questo attacco considerandolo un crimine di guerra. Tutti coloro che hanno causato morte e distruzione devono essere chiamati a risponderne”, ha detto Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.