Oltre 160 anni di carcere. È la somma delle pene inflitte dal tribunale di Matera nei confronti di una serie di imputati ritenuti dalla Direzione distrettuale Antimafia di Potenza affiliati o vicini al clan Schettino, l’organizzazione criminale che secondo i magistrati ha governato il territorio di Scanzano Jonico nel materano fino a portare il comune allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. All’ex carabiniere Gerardo Schettino, ritenuto dall’accusa vertice del sodalizio mafioso, i magistrati hanno determinato una pena per 25 anni e 6 mesi di carcere. Ma non è la pena maggiore: per uno dei presunti sodali Domenico Porcelli la pena sale fino a 26 anni e 6 mesi.

Fra le accuse rivolte ai componenti del clan, la rapina ad un supermercato, l’incendio di un’azienda agricola, un tentativo di omicidio per della droga non pagata e, nel 2018, le minacce al giornalista Filippo Mele, che aveva denunciato su La Gazzetta del Mezzogiorno le infiltrazioni del clan nella zona jonica lucana. In un altro processo parallelo inoltre, Giuseppe Schettino, figlio del boss, è stato condannato alla pena di 20 anni e sei mesi di reclusione. L’influenza del clan nel litorale ionico del materano era onnipresente. Nelle relazioni della Direzione Investigativa Antimafia si legge che “la situazione dal punto di vista criminale non è dissimile da quella che si può rilevare in zone ad altissima densità mafiosa del napoletano, del casertano o della Calabria”. Nel corso di un’audizioni dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia, è stato il procuratore di Potenza Francesco Curcio a spiegare che nel Materano “gli interessi sono naturalmente sul turismo e sull’agricoltura che sono le due vocazioni economiche del territorio” e “in questo si è particolarmente distinto il clan Schettino che è un’organizzazione mafiosa come riconosciuto almeno fino ad ora dalla Cassazione”.

Ma dagli atti dell’Antimafia è emerso inoltre che il gruppo guidato dall’ex carabiniere ha allungato i suoi tentacoli fino ai palazzi amministrativi. La commissione – che ha proposto e ottenuto lo scioglimento del Comune – ha confermato “il radicamento di una criminalità di spessore” e la la presenza nell’apparato politico-amministrativo del Comune di Scanzano Jonico di soggetti “vicini”, in vario modo, a esponenti di spicco dei gruppi mafiosi locali. Tanto che la gestione amministrativa, in diverse occasioni, è stata rivolta a favorire gli interessi di figure riconducibili alla cosca egemone”. Tra gli eventi ritenuti al riguardo emblematici, la Commissione ha posto l’attenzione sullo spettacolo che si è svolto proprio a Scanzano, la sera dell’11 agosto 2018, organizzato da un’associazione nel cui ambito un ruolo di primo piano era riservato ad un elemento di vertice del clan.

“La vicenda – si legge negli atti – è stata, pertanto, ritenuta sintomatica di una silente adesione agli interessi del sodalizio e, al di là delle gravi irregolarità amministrative riscontrate nel relativo procedimento autorizzatorio, l’evento è stato considerato l’occasione per la cosca di affermare, anche a livello mediatico, la propria supremazia a livello locale”. Le indagini delle forze dell’ordine, inoltre, hanno documentato i tentativi e le modalità con cui l’organizzazione criminale avrebbe cercato di inserirsi nel circuito dell’economia legale attraverso la realizzazione di attività imprenditoriali e la partecipazione ad appalti pubblici per mezzo di aziende riconducibili a soggetti notoriamente vicini ai clan.

“Una sentenza storica”, ha commentato il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, evidenziando “il forte messaggio che arriva dal Tribunale di Matera: lo Stato c’è, è presente, vigile, attento ed efficace, tutti i giorni, per contrastare sul territorio lucano i fenomeni di infiltrazione e sviluppo delle attività criminali di stampo mafioso. Con un occhio di riguardo alle aree dove il fenomeno rischia di radicarsi territorialmente, intrecciandosi con gruppi malavitosi presenti nelle contigue e confinanti regioni, creando forti disagi alla vita dei cittadini e alle attività economiche e imprenditoriali”.

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