L'Epa non potrà fissare i limiti generale alle emissioni delle centrali elettriche a carbone. Il caso è stato sollevato dal West Virginia e da altri stati a guida repubblicana
Nuovo colpo della Corte Suprema statunitense: nell’ultima sentenza ha posto un limite ai poteri dell’Agenzia per l’ambiente federale (Epa) per lottare contro le emissioni di gas serra. Schierandosi con un gruppo di Stati repubblicani, guidati dal West Virginia, la Corte ha inflitto un colpo notevole agli sforzi dell’amministrazione di Joe Biden di combattere il cambiamento climatico. “Devastante”, così la Casa Bianca ha definito la sentenza. “Sebbene la decisione della Corte rischi di danneggiare la nostra capacità di combattere il cambiamento climatico, il presidente Biden non esiterà ad usare tutto ciò che è in suo potere per proteggere la salute pubblica e affrontare la crisi ambientale. I nostri avvocati studieranno la sentenza con attenzione”, si sottolinea. Per il ministro della Salute, Xavier Becerra, la mancata regolamentazione delle emissioni dalla centrali rischia di provocare “un disastro per la sanità pubblica“, mentre l’ex presidente Barack Obama l’ha definita “un grave passo indietro”.
Gli Stati, tra cui Texas e Kentucky avevano avviato una causa insieme ad alcune grandi compagnie del carbone per limitare, appunto, i poteri dell’Epa: l’agenzia ora non potrà fissare i limiti generali alle emissioni delle centrali elettriche a carbone che producono il 20% di tutta l’elettricità degli Stati Uniti. Secondo alcune ricostruzioni di stampa dietro le azioni legali ci sarebbe una forte azione dei lobby delle aziende del settore a cominciare da quelle delle della ricchissima famiglia Koch, molto investita nelle fonti energetiche più inquinanti.
Il caso sollevato dal West Virginia e dagli altri stati, si basava sul Clean Power Plan, una strategia volta a combattere il cambiamento climatico di origine antropica introdotta da Barack Obama che mirava a ridurre le emissioni delle centrali elettriche a carbone ma che non è mai entrata in vigore. Il caso non solo trattava un regolamento inesistente, ma tirava in ballo anche leggi che non sono menzionate nella Costituzione e che per gli studiosi “non hanno basi in nessuno statuto federale”. Nonostante questo, con la solita maggioranza di 6-3, i massimi giudici hanno deciso di schierarsi con il West Virginia, stato minerario. Si tratta del più importante caso sul cambiamento climatico presentato alla Corte Suprema in più di un decennio.