Un boom di positivi “ampiamento atteso” e regole sull’isolamento “da cambiare”. Matteo Bassetti va controcorrente sul tema Covid rispetto ai suoi colleghi. Secondo il primario di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova a luglio si rischia un nuovo lockdown. “Non sarà un lockdown proclamato, ma a metà luglio, quando la fiammata estiva di Omicron dovrebbe aver raggiunto il suo acme, una bella fetta d’Italia rischia di essere di nuovo in lockdown. Perché in isolamento domiciliare si potrebbero ritrovare 2-3 milioni di italiani se non di più – spiega l’infettivologo – Sommati a quelli in ferie, rischiano di mandare in tilt servizi essenziali, come quelli finalizzati alla sicurezza, i trasporti, la protezione civile già sotto stress, la stessa sanità, dove in media tra luglio e agosto metà del personale se ne va in vacanza, mettendo fuori uso un letto su tre. Per non parlare del settore turistico, della ristorazione, ecc”. “Perché tutto questo? Perché se sei positivo devi stare isolato a casa per legge dai 7 ai 10 giorni”, spiega. Per questo “la regola va cambiata“. Secondo Bassetti bisognerebbe “stare a casa quando si hanno i sintomi influenzali e alla scomparsa si esce mettendo la mascherina per evitare di contagiare gli altri”. “Questa è l’unica soluzione: offrire al cittadino una possibilità. Coinvolgerlo e non obbligarlo”, sentenzia, sottolineando che, diversamente, “continueremo ad avere positivi di serie A e di serie B”, cioè quello che si fanno il tampone fai da te e non lo dicono e quelli che invece lo dichiarano e restano in isolamento per tutta la durata della positività”.
Una linea condivisa dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che su Radio anch’io, su Rai Radiouno, torna a parlare di eliminare l’obbligo di isolamento: “La mia posizione è chiara e l’ho già espressa. Ovviamente però in questo momento dobbiamo attendere che i dati sul contagio calino, basti vedere gli altri Paesi dove questa variante è arrivata prima e i dati stanno già scendendo”. L’obiettivo, spiega, “è quello della convivenza con il virus e per fare ciò bisogna avere il coraggio di dire che chi è positivo asintomatico non deve essere chiuso in isolamento, magari può uscire con la mascherina, altrimenti rischiamo di arrivare inconsapevolmente a un nuovo lockdown e non ci possiamo permettere di far rifermare il Paese”.
Di diversa opinione è Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova. L’isolamento, spiega in un’intervista alla Stampa, “è uno dei capisaldi della limitazione della circolazione del virus e dunque della protezione dei vulnerabili”. Da abolire, secondo il microbiologo, invece i “tamponi fai da te comprati in farmacia” che “accecano il sistema sanitario perché nessuno si autodenuncia o lo fa tardivamente”, tornando piuttosto a una “certificazione terza di positività”.
E se da una parte per Matteo Bassetti l’attuale aumento dei casi di positività al Covid era “ampiamente atteso”, anche se, “va detto che sono stati fatti anche 700mila tamponi e il tasso di positività è sceso all’11%, quindi una enorme quantità di persone è andata a fare il test solo perché terrorizzata dai messaggi mediatici”, dall’altra per Crisanti, lo scenario attuale “era evitabile” se “tutti si fossero vaccinati e se esistesse un sistema di monitoraggio della popolazione”. “I contagi attuali, al netto dei danni che purtroppo causano alle persone fragili, sono come una vaccinazione di massa che ci proteggerà dalle ondate invernali – sottolinea comunque il professore dell’Università di Padova -. Sempre che non arrivi una variante totalmente nuova rispetto a Omicron a scompaginare lo scenario”.
Anche le mascherine dividono gli esperti. Sentiti da Repubblica, non tutti concordano sull’importanza del dispositivo. Secondo Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e Medicina preventiva della Cattolica di Roma e consigliere di Roberto Speranza, se ci fossero state ancora le misure un’ondata simile non ci sarebbe stata: “Era prevedibile, io già a marzo dicevo che ci saremmo trovati in questa situazione d’estate”. Per Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare, inoltre le mascherine al chiuso “andavano lasciate ancora per un po’“. “Siamo stati a discutere se toglierle agli studenti a 15 giorni dalla fine della scuola e poi si è detto che alla maturità non servono. Lo so, sono scomode ma utili. Quanto? Non si sa ma un po’ di casi ce li avrebbero risparmiati. L’onda ci sarebbe stata ma un po’ meno pesante”. Di altra idea Bassetti. Per il primario con le restrizioni “la situazione sarebbe stata identica e non sarebbe cambiato niente”. Mentre sull’uso delle mascherine, l’infettivologo sottolinea: “Io contesto la filosofia dell’obbligo, che ha indebolito quelli a cui serviva. La mascherina andava data ad anziani e fragili. L’ho sempre detto. Invece l’hanno voluta per scuole, ristoranti, discoteche”.