In sette giorni crescono i decessi, ma anche i ricoveri ordinari e quelli in terapia intensiva. Gimbe invita alla prudenza e il presidente sottolinea: "Inaccettabile che in questa fase la somministrazione delle quarti dosi resti al palo". Ecco tutti i dati
Prosegue l’impennata di nuovi casi settimanali di Covid–19. Secondo l’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe nella settimana dal 22 al 28 giugno, i casi sono aumentati del 50,4% con una media di quasi 55mila casi al giorno. Attualmente i positivi sono oltre 770mila e l’aumento della circolazione virale ha causato “effetti già evidenti anche sugli ospedali”. Aumentano infatti anche i ricoveri ordinari, su del 25,7%, e le terapie intensive, cresciute del 15%. Anche i decessi segnalano un aumento del +16,3% rispetto alla settimana precedente.
Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, i decessi sono stati 392 (+16,3%), di cui 43 riferiti a periodi precedenti, rispetto ai 337 dei 7 giorni precedenti; in terapia intensiva ci sono stati 237 ricoveri, con un aumento di 31 letti rispetto ai 206 della settimana precedente. Impennata anche di ricoverati con sintomi: sono stati 6035 rispetto ai 4803 della scorsa settimana, con un aumento di 1232 ricoveri, pari al 25,7%. In isolamento domiciliare ci sono invece 172.257 (+29%) persone e i nuovi casi sono stati 384.093 (+50,4%). I casi attualmente positivi sono 173.520 (+28,9%) .”In lieve aumento gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – con una media mobile a 7 giorni di 29 ingressi/die rispetto ai 23 della settimana precedente”.
L’aumento è segnalato in tutte le regioni: dal 27,7% della Lombardia all’80,2% del Molise. Rispetto alla settimana precedente, in tutte le Province si rileva un aumento e in 75 di queste l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti.
Secondo il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta a determinare la circolazione virale “in forte ascesa” e “la progressiva diffusione delle varianti BA.4 e BA.5” sono stati il “calo di attenzione generale e all’abolizione dell’obbligo delle mascherine in tutti i luoghi al chiuso. Con effetti già evidenti anche sugli ospedali”. Cartabellotta quindi invita alla cautela per almeno tre ragioni. “Innanzitutto il numero dei positivi (oltre 770 mila) è largamente sottostimato per il massiccio utilizzo dei tamponi fai-da-te con notifica parziale dei test positivi; in secondo luogo, è impossibile prevedere l’entità di questa risalita dei casi che avrà un proporzionale impatto sugli ospedali; infine, lo stallo della campagna vaccinale ha generato una popolazione suscettibile all’infezione molto estesa: 4,05 milioni di non vaccinati, 5,54 milioni senza terza dose e 3,99 milioni di vulnerabili senza quarta dose. Per arginare la circolazione virale fondamentale indossare la mascherina nei locali al chiuso, specialmente se affollati e/o poco ventilati e in condizioni di grandi assembramenti anche all’aperto”.
Inaccettabile in questa fase di circolazione del virus “che la somministrazione delle quarte dosi rimanga al palo, peraltro con rilevanti diseguaglianze regionali”. Al 29 giugno (ore 6), sono state somministrate, infatti, 332.753 quarte dosi a persone immunocompromesse, in lieve aumento rispetto alla scorsa settimana (+8%). Il tasso di copertura nazionale è del 42% ma si va dal 9,7% della Calabria al 100% del Piemonte. Di quarte dosi per over 80, fragili (60-79 anni) e ospiti RSA, ne sono state somministrate 890.083, il tasso di copertura nazionale è del 20,1%, ma si va dal 6% della Calabria al 40,5% del Piemonte. Sono, infine, 6,85 milioni le persone di oltre 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose: 4,05 milioni attualmente vaccinabili, pari al 7% della platea con nette differenze regionali e 2,8 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da meno di 180 giorni.