Un boom di contagi – nonostante il caldo – una diffusività di Omicron che “ha sorpreso tutti” e che produce una marea di casi che non entrano nella casistica fino a “tre, anche quattro volte” rispetto ai dati ufficiali. A questi si devono aggiungere i casi che Massimo Clementi, professore ordinario e direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, definisce “subdoli” con il solo abbassamento della voce e una positività che può durare anche pochissimo. E di cui magari non ci si accorge se non si fa il tampone. “In questo momento siamo tutti spettatori dello show di Omicron 5 che ha sorpreso tutti dal punto di vista dell’intensità delle diffusione. Io spererei – dice lo scienziato – nel decremento che in altre parti del mondo si è verificato”.
Professore i contagi sono ancora moltissimi, l’estate non sta arginando il virus
Partiamo da un dato positivo: Omicron 4 e 5, che stanno sostenendo tutti questi casi, possono dare anche contagi con pochi sintomi. In alcuni paesi, come il Portogallo, l’ondata c’è stata e ora regredendo. Il virus più che il caldo, ricordiamolo, “soffre” i raggi ultravioletti.
Per quanto riguarda la sottostima dei casi. C’è chi ritiene che il numero dei positivi debba essere moltiplicato per due, tre o anche quattro volte. È d’accordo?
Sì, assolutamente. E poi ci sono i casi subdoli che non rientrano nelle statistiche. Ci sono persone che hanno solo un abbassamento di voce e il loro tampone risulta positivo. Ma c’è anche chi non ha questa curiosità e il caso passa inosservato del tutto.
Ci sono poi le reinfezioni: con Delta erano al 2% e con Omicron superano l’8%. Insomma l’immunità di gregge è definitivamente da archiviare?
Direi proprio di sì. Quello che conta è l’impossibilità nella situazione attuale di bloccare questo virus, a meno che non ci riescano i vaccini sartorialmente costruiti nei confronti di Omicron. Attualmente l’immunità è perforata da Omicron, anche se la vaccinazione ci salva da ospedalizzazione e morte. Le infezioni riguardano tutte le vie aeree alte e quindi non preoccupanti dal punto di vista clinico. Quanto ancora si diffonderà dipenderà dalla capacità a mutare e questo virus ha un’enorme capacità di replicazione. Io non penso che continuerà all’infinito, anche se è difficile dirlo. Con questo virus dovremo convivere.
Omicron 5, oltre al vantaggio diffusivo nei confronti delle due versioni Ba.2 e Ba.3 (che già erano molto più contagiose di Delta), possiede una variazione, L452R, presente nella proprio nella variante Delta…
Ma si tratta sempre di Omicron e fa parte della linea evolutiva iniziata a novembre scorso (in Sudafrica, ndr)
Stiamo aspettando i vaccini bivalenti, ma viene spiegato che hanno metà Rna del ceppo di Wuhan e metà di Omicron 1. Ma sappiamo che chi si è infettato con Omicron 1 si può reinfettare con le ultime versioni
È chiaro che l’immunità conferita da un vaccino bivalente comunque è sempre migliore di quello sviluppato sul virus circolante a Wuhan. E comunque non possiamo pensare che l’immunità superi i 6 mesi, perché l’immunità anche naturale conferita dall’infezione dura tanto. Si tratta di una caratteristica di questi virus e anche con l’influenza è così. Ogni anno ripetiamo il vaccino.
Quindi nuova campagna vaccinale. Quando dovremo iniziare e quali sono le categorie da cui iniziare?
A settembre saranno pronti i vaccini che hanno già dimostrato una buona efficacia nei test eseguiti. Quindi a settembre, ottobre. Subito bisognerà vaccinare le persone età elevata e con comorbidità. Poi bisognerà valutare se estendere.
E i bambini? E quelli già vaccinati?
Sì, perché abbiamo visto che Omicron ha una capacità di infettare anche i bambini sotto i 10 anni. In vista della ripresa scolastica sarebbe meglio fossero vaccinati.
C’è chi dice che dobbiamo prepararci a un ottobre terribile. Lei cosa ne pensa, è una prospettiva?
Non mi avventurerei in previsioni e non so su quali basi vengano fatte.
Però questo virus ha dimostrato capacità che gli altri coronavirus non avevano
Ha una capacità enormemente superiore di infettare rispetto agli altri. Forma varianti molto replicative, molto diffusive, ha rinunciato alla patogenicità perché infetta le vie aeree basse: con meno polmoniti per diffondersi di più. Questa cosa non si era osservata con gli altri coronavirus: la prima epidemia di Sars, con 8mila casi che oggi ci farebbe ridere ma all’epoca ci preoccupò moltissimo, all’improvviso è finita. Quel virus infettava prevalentemente i sanitari, il povero dottor Urbani (microbiologo che identificò Sars ed è morto nel 2003, ndr) si infettò nell’ospedale francese di Saigon.
A inizio pandemia su Science fu pubblicato un articolo di alcuni scienziati che, in base a un modello previsionale basato su quattro betacoronavirus, ipotizzò che la pandemia dopo varie ondate nel 2022 e un assestamento nel 2023, sarebbe terminata (forse) nel 2024. Alla luce di quanto stiamo vivendo avevano ragione?
Può essere realistica. Quello che è più probabile è che ci sia una coda continua di infezioni. Uno conto sono le infezioni e un conto la capacità di provocare una malattia grave. Non è un dato da poco, noi conviviamo già con migliaia di virus.
E quindi come facciamo ad arrivare indenni o quasi al 2024?
Quel modello prevede una sempre minore importanza delle ondate. In questo momento siamo tutti spettatori dello show di Omicron 5 che ha sorpreso tutti dal punto di vista dell’intensità delle diffusione. Io spererei nel decremento che in altre parti del mondo si è verificato.