Putin e Erdogan, lo zar e il sultano, hanno le medesime nostalgie imperiali e condividono anche l’isterica ostilità nei confronti dei nazionalismi altrui. Si somigliano e si piacciono. I loro regimi autocratici sono l’aggiornamento contemporaneo dei regimi fascisti del secolo scorso.

Provate a parlare a Erdogan del genocidio degli armeni. O a difendere il suo ex amico Gulen che lui accusa di aver ordito un colpo di Stato contro di lui. Ma soprattutto: provate a mettervi in mezzo fra lui e i curdi, non importa se residenti in Turchia, Iraq, Siria, Iran o in Europa, tanto per lui sono tutti terroristi.

Ecco, ieri a Madrid la Nato gliel’ha data vinta e, pur di rimuovere il veto turco sull’ammissione di Svezia e Finlandia, asseconderà le sue pretese (da lui anticipate bombardando le province settentrionali del Kurdistan). Il dittatore che ci serve (copyright Draghi) da oggi non diventa certo più affidabile. Troverà altri modi di ricattarci e di intendersela con l’amico Putin. Rideranno insieme della facilità con cui l’Occidente (si chiama ancora così?) deroga dai suoi valori liberali sottomettendosi alle sue pretese. Tanto i curdi sono solo un popolo di serie B.

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