Da Fossano a vestire i panni di Madonna nei club, passando per “La ruota della Fortuna” e per la tv, fino al teatro. Paola Barale, 55 anni, si reinventa. Amata dal pubblico,eclettica, si è raccontata in una lunga intervista al Corriere della Sera. Il suo nuovo amore è il teatro. La televisione, almeno per adesso, non rappresenta per lei un’opzione: “I reality non hanno dei bei contenuti. Mi chiedono di continuo di farne e mi offrono anche grandi cifre”, spiega la conduttrice. Determinata e risoluta, come quando sale sul palcoscenico per “Se devi dire una bugia dilla grossa”, il suo spettacolo con Paola Quattrini. Un amore incondizionato per la ribalta, anche se con una passione inedita: “Con il teatro sta andando come con la televisione: sto diventando brava. Sono soddisfazioni. Mi piace il teatro, è sempre diverso e non rischio mai di rivivere le medesime situazioni”. Per lei, che a volte in gioventù è stata ribelle, la vita sotto i riflettori era un richiamo, una forte vocazione: “Quando ho deciso di lasciare l’Isef, i miei genitori non hanno apprezzato molto. Con i primi soldi mi comprai una Honda Paris Dakar 200 di seconda mano. Mia madre si arrabbiò tantissimo, mi disse che potevo pagarmi il dentista visto che avevo soldi da buttare. Andai a vivere da sola. Poi si rassegnarono al mondo dello spettacolo”. E il centro di quel mondo di cui lei era innamorata era Milano, a cui è legatissima: “Ho sempre amato Milano. Anche in tempi non sospetti, quando tutti dicevano che era brutta, moderna, troppo veloce (…). Molti la descrivono come uggiosa, nebbiosa. Oggi è facile dire Milano è figa. Milano è sempre stata figa, dipende da cosa ci devi fare. Ti permette di lavorare, divertirti, è comoda, internazionale, ma non troppo grande”. La showgirl ha poi rivelato che lasciare ‘Buona Domenica’ è stata la sua sliding door: “Me ne andai perché veramente avevo bisogno di fare altro”. Pare che oggi abbia finalmente trovato la sua nuova, accogliente, ‘casa’ e conclude: “Sono in un momento della vita in cui non voglio avere niente che mi limiti”.