La richiesta dell'accusa era di sei anni e nove mesi, mentre nel primo processo d'appello gli era stata inflitta una pena di sette anni. Il processo è tornato a Firenze dopo che a inizio 2021 la Cassazione ha dichiarato prescritte le imputazioni di omicidio colposo plurimo. Nonostante nel 2019 avesse dichiarato di voler rinunciare alla prescrizione, il manager ha cambiato idea. Il suo successore alla guida di Rfi, Michele Mario Elia, è stato condannato a quattro anni, due mesi e venti giorni, così come l'ex ad di Trenitalia Vincenzo Soprano. Assolti tre dei 16 imputati
Sconto di pena di due anni per Mauro Moretti nell’appello bis del processo per la strage della stazione di Viareggio, che il 29 giugno del 2009 provocò 32 morti e un centinaio di feriti. L’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e Rete ferroviaria italiana, il più noto dei 16 imputati, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Firenze a cinque anni di reclusione per disastro ferroviario colposo, incendio e lesioni colpose: la richiesta dell’accusa era di sei anni e nove mesi, mentre nel primo processo d’appello gli era stata inflitta una pena di sette anni. A inizio 2021, però, la Cassazione ha dichiarato prescritte le imputazioni di omicidio colposo plurimo, escludendo l’aggravante della violazione di norme per la sicurezza sul lavoro e rinviando a un nuovo appello per la sola imputazione di disastro. Nonostante nel 2019 avesse dichiarato di voler rinunciare alla prescrizione per l’accusa di omicidio, alla prima udienza del nuovo processo d’appello il manager ha cambiato idea, mantenendo la scelta solo per le imputazioni minori (incendio e lesioni). I giudici fiorentini non hanno potuto quindi far altro che dichiarare estinto il reato di omicidio, escludendo la colpa dell’omessa disposizione della riduzione della velocità dei convogli merci.
Gli altri imputati – Il successore di Moretti alla guida di Rfi, Michele Mario Elia, è stato condannato a quattro anni, due mesi e venti giorni (la richiesta era di cinque anni e nove mesi), così come l’ex ad di Trenitalia Vincenzo Soprano (richiesta di cinque anni e sei mesi). In tre, invece, sono stati assolti: si tratta di Joachim Lehmann, supervisore e responsabile esami della società tedesca Jungenthal (addetta alla manutenzione dei carri merci), Francesco Favo, certificatore per la sicurezza di Rfi, ed Emilio Maestrini, responsabile dell’unità produttiva direzione ingegneria, sicurezza e qualità di sistema di Trenitalia. Per Lehmann la procura generale aveva chiesto una condanna a sei anni e nove mesi, per Favo a tre anni e nove mesi e per Maestrini a tre anni e otto mesi. Condannati invece gli altri imputati tedeschi: sei anni a Rainer Kogelheide, ad di Gatx Rail Germania, e a Peter Linoswki, responsabile della manutenzione; cinque anni e quattro mesi a Johannes Mansbart, ad di Gatx Rail Austria, cinque anni, sei mesi e venti giorni a Roman Mayer, responsabile manutenzione Gatx Austria; quattro anni, cinque mesi e venti giorni a Helmut Brodel, responsabile officina Jugenthal; quattro anni e cinque mesi a Uwe Kriebel, operatore di sala alla Jugenthal; quattro anni e otto mesi a Andrea Schroter, tecnico di Jugenthal. In tutti i casi le condanne sono state sensibilmente inferiori alle richieste della Procura. Ora le condanne dovranno passare da un nuovo vaglio della Cassazione per diventare definitiva.
La contestazione a Moretti in Aula – Giovedì, nell’ultima udienza, il sostituto procuratore generale di Firenze Sergio Affronte ha rinunciato a replicare alle difese: i giudici sono entrati in camera di consiglio alle 11:23 e ne sono usciti poco dopo le 17. Al mattino Moretti si è presentato in aula e ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee, anche se poi non è comparso alla lettura della sentenza. Durante il suo intervento i familiari delle vittime presenti hanno rumoreggiato e protestato, gridandogli “Zitto!” soprattutto quando si è rivolto direttamente a loro: “Durante questi anni sono stato più volte sollecitato a rilasciare dichiarazioni a mia difesa o invitato a reagire alle critiche, censure, spesse volte ingiurie di cui sono stato oggetto. Non l’ho fatto per rispetto alla giustizia e ai suoi rappresentanti. Non l’ho fatto, anche per rispetto alle famiglie delle vittime. Credo siano queste la sede e il momento giusti. Mi sono state attribuite frasi e comportamenti non rispettosi del vostro dolore, frutto di quel tragico disastro. Sono stato additato come persona fredda, insensibile; talvolta perfino disumana. Io non mi riconosco in quella descrizione e in questi anni ho avuto tempo per riflettere. Sento il dovere di dire che, se comunque, la rappresentazione di quelle frasi e quei comportamenti hanno causato in voi dolore e risentimento, non c’era nessuna intenzione da parte mia di suscitarli. E perciò vi chiedo scusa“, le sue parole. Al momento delle scuse, alcuni dei parenti delle vittime hanno gridato un forte “no“: il presidente del collegio di Corte d’Appello, Angelo Grieco, ha richiamato tutti all’ordine. Subito dopo i familiari hanno inscenato una protesta collettiva sedendosi e volgendo le spalle ai giudici: a quel punto il presidente Grieco ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine e di tenere il rispetto che si deve alla Corte e i familiari sono tornati a sedersi normalmente.
L’arringa dell’ex manager – “Da amministratore delegato di Rfi, non potevo essere autore della politica di investimenti sul trasporto ferroviario merci né passeggeri. Non me lo consentiva la legge. Ogni politica in merito era compito di Trenitalia e delle altre imprese ferroviarie”, ha detto Moretti al collegio giudicante, contestando le ricostruzioni processuali dell’accusa che gli attribuiscono responsabilità su presunti contenimenti dei costi col mancato rinnovo del parco carri. Moretti ha respinto anche l’accusa di essere l’autore di una politica aziendale per investire nell’Alta velocità anziché nel trasporto passeggeri e merci e nella sicurezza: “In quel periodo non ce lo potevamo permettere perché l’eredità ricevuta alla fine del 2006 fu un bilancio con 2 miliardi e 150 milioni di euro di perdita su un fatturato di 6 miliardi e mezzo, oltre ad una montagna di debiti. Non avevamo soldi nemmeno per pagare gli stipendi! E dovevamo pensare a non fallire, come mi disse il presidente Prodi quando mi comunicò la decisione del Governo di nominarmi ad del gruppo”, ha ricordato. “Gli autori di quella precisa politica, invece – ha affermato Moretti – furono il governo e il Parlamento italiano, che finanzieranno fino all’ultimo centesimo l’opera senza procurare nessun rischio di impresa a chi realizzerà questi progetti”. Nella ricostruzione della Procura generale, ha concluso, “non ci sono prove, solo illazioni”.
Parenti vittime: “Intervento vergognoso, rispecchia il suo basso profilo” – “A differenza di quello che si pensava di ascoltare in un’aula di tribunale – ha spiegato il portavoce del comitato delle vittime, Marco Piagentini, in una dichiarazione video resa nel pomeriggio – Moretti ci ha illustrato come si tiene un consiglio di amministrazione delle Ferrovie, quindi ha utilizzato un ambiente non consono a questo tipo di ragionamento, ha parlato di numeri, di statistiche che hanno poco a che fare”. Ma “al momento in cui ha citato le vittime e le loro famiglie, ha fatto indignare noi familiari perché non può citare i familiari delle vittime dopo 13 anni, strumentalizzandoli per un proprio tornaconto. Questo è vergognoso e rispecchia la persona che è, una persona di basso profilo“. Inoltre “ha confermato che lui è responsabile della sicurezza in ferrovia, proprio come dicono i nostri avvocati da 12 anni. Infine, Moretti ha detto che lui ha avuto la disponibilità economica più grande in ferrovie e che lui ha fatto molto per la sicurezza ferroviaria. Allora come è possibile che con tutte le procedure, tutti i soldi che hanno messo in sicurezza, a Viareggio sia transitato un treno come una bomba. La risposta la troviamo all’interno delle sentenze di primo grado, di Appello e di Cassazione che lo condannano a sette anni. Vedremo oggi cosa confermerà la Corte d’Appello“.