C’è un’interrogazione alla Commissione europea sul mancato adeguamento italiano alla direttiva sul whistleblowing, mai recepita dal nostro governo nonostante il termine per farlo sia scaduto ormai da più di sei mesi. A presentarla in questi giorni è stato l’eurodeputato dei Verdi europei Ignazio Corrao, che ricorda che la direttiva stabiliva “come ultima data per il recepimento della stessa il 17 dicembre 2021“. Inoltre, si legge nell’atto, anche la legge di delegazione europea approvata dal Parlamento lo scorso aprile inseriva la direttiva tra quelle che il governo avrebbe dovuto recepire con decreto legislativo nel corso del 2021. Corrao sottolinea poi che mentre l’attuale legge italiana – in alcuni casi – punisce il whistleblower che rivela un atto coperto da segreto, “la direttiva Ue invece prevede che a prevalere è sempre il whistleblower, ad eccezione di alcuni casi particolari come il segreto di Stato”. Insomma, la legge “mette al centro le procedure, mentre la direttiva mette al centro la persona“. E chiede alla Commissione di far sapere se abbia “avviato colloqui con il governo italiano in merito al mancato decreto legislativo”, nonché se il mancato recepimento abbia “ripercussioni sul Pnrr e sulle Country Specific Recommendations, in particolare la n. 4 del 2019″, in cui l’esecutivo di Bruxelles raccomandava al nostro Paese di rafforzare la lotta alla corruzione.
“Attualmente la legge italiana protegge i datori di lavoro dagli illeciti. Se si viola il segreto, da vittime si diventa colpevoli. Per questo il ritardo del governo sull’applicazione della norma sui whistleblower è davvero preoccupante”, dice Corrao. “Non solo perchè l’uso dei fondi è strettamente legato alla pratica corruttiva, che in un paese come l’Italia raggiunge vette altissime, ma anche perché è stata la stessa Unione europea a raccomandare ufficialmente al nostro paese di migliorare l’efficacia della lotta contro la corruzione. Per questo ho portato la questione alla direttamente Commissione Ue: il mancato recepimento della direttiva, e dunque della riforma del settore, mette in pericolo la corretta attuazione del Pnrr. La Commissione Ue deve intervenire di fronte ad una macroscopica lacuna: senza uno strumento fondamentale per la lotta alla corruzione, come questa direttiva, l’Italia non pone al sicuro risorse e investimenti che sono vitali in questa fase di ripresa”. Pochi giorni fa era stato il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, a stigmatizzare l'”ormai inaccettabile ritardo nel recepimento della direttiva”, confidando “che Parlamento e governo vogliano farsene carico”.