Gli altri c’erano tutti, uno accanto all’altro. A discutere, da posizioni anche molto distanti, di lavoro, salario minimo, reddito di cittadinanza, crisi della rappresentanza sociale e legge elettorale. Tutti uno accanto all’altro dall’ala sinistra ai più centristi dell’area progressista. Da Enrico Letta a Carlo Calenda passando per Nicola Fratoianni e Maurizio Acerbo fino a Elly Schlein e Roberto Speranza. E anche Giuseppe Conte, che da mesi Matteo Renzi dice di voler ‘sfidare’ in un faccia a faccia. Ora che ne ha avuto l’occasione, però, il leader di Italia Viva non ha partecipato al dibattito “Il lavoro interroga”, organizzato dalla Cgil. Al suo posto, il presidente del partito Ettore Rosato.
Eppure ancora lo scorso novembre Renzi aveva sfidato il presidente M5s. E al no di Conte, che aveva detto “non partecipo a show, parliamo di cose serie”, il leader di Iv aveva risposto con un insulto: “Conte è uno che scappa. È l’uomo più veloce a scappare nella storia, quando distribuirono il coraggio era in quarantena, ha il coraggio del coniglio mannaro”, disse ospite di La7 dopo le 13 domande sul ‘caso saudita’ poste dal Movimento. “Renzi rispondi”, avevano chiesto i Cinque Stelle. E l’ex presidente del Consiglio, defenestrato dal risultato del referendum costituzionale, aveva detto che era “felice” di rispondere a Conte in tv.
E ancora lo scorso 25 giugno, parlando proprio di lavoro, Renzi rivendicava gli 80 euro e l’abolizione Irap: “Sarebbe interessante chiedere a tutti quelli che fanno promesse cosa hanno fatto prima: Salvini con quota 100 ha distrutto un pezzo di economia, Conte l’ha distrutta tutta con il reddito di cittadinanza”, aveva attaccato a distanza. Del resto anche al Meeting di Rimini dell’agosto 2021, tutti i leader si erano confrontati sul “Ruolo dei partiti nella democrazia di oggi”. I presenti? Salvini, Conte, Lupi, Meloni, Letta e Tajani. Per Italia Viva? Sempre Rosato. Poi c’era stata la ‘sfida’ diretta di novembre e il ‘passo’ di Conte.
Il palco della Cgil, a otto mesi di distanza, era un’occasione ghiotta per confrontarsi faccia a faccia con il leader del Movimento e invece è toccato a Rosato premere sull’acceleratore del tema più caro ai renziani, il reddito di cittadinanza voluto dal M5s: “È una misura profondamente sbagliata: la povertà si combatte con una rete di solidarietà e gli assistenti sociali. Non funziona neanche sulle politiche attive del lavoro ma c’è bisogno di una forte azione di discontinuità”, ha detto il presidente di Italia Viva.
Parole alle quali Conte ha risposto sottolineando che “il reddito di cittadinanza è una riforma complessiva che richiede del tempo” e che “oltre due terzi di chi lo percepisce sono composti da pensionati, persone con disabilità, minori, che non possono lavorare”. E ha sostenuto che il problema delle politiche attive è reale: “Ma io dico che si possono migliorare insieme”. Quindi la risposta diretta a Rosato: “Quando dice che ai poveri e agli indigenti noi dobbiamo offrire un rete di solidarietà e assistenti sociali io dico ‘no’, perché il povero deve mangiare e arrivare a fine mese”.