“Se oggi prendi Omicron 5 e sei un giovane, sano, vaccinato, problemi ne hai veramente pochi. Se sei una persona ultraottantenne o fragile è evidente che puoi avere qualche problema in più“. È la sintesi del profilo di chi si contagia o ammala dell’infettivologo genovese Matteo Bassetti. La nuova ondata di infezioni provocata dal coronavirus con l’aumento di Rt, incidenza e anche ricoveri, preoccupa. Ma qual è l’identikit di chi viene ricoverato oppure muore dopo essere stato contagiato? “I malati hanno tutti mediamente più di 65 anni – spiega in una intervista a Il Mattino Novella Carannante infettivologa, dirigente medico del pronto soccorso del Cotugno di Napoli – il primo sintomo è la febbre alta che perdura per due o tre giorni e che non sempre risponde ai farmaci per abbassarla. Poi ci sono sintomi di una tipica virosi sistemica stagionale differente da quella che vedevamo nelle prime ondate”. Ora al posto delle polmoniti prevale la diarrea, i dolori addominali, articolari, la spossatezza e altri sintomi sistemici come il mal di gola e il raffreddore che diventano prevalenti e pericolosi solo in pazienti già minati da altre patologie, in particolare malati fragili, anziani, cardiopatici, affetti da broncopatie, obesi, dializzati, oncologici e immunodepressi.

“Va anche detto che quelli che stanno peggio sono i non vaccinati per scelta o per condizioni di salute che ancora sviluppano pericolose polmoniti e con un più netto interessamento delle basse vie respiratorie oppure chi ha fatto l’ultima dose e richiamo a novembre e dicembre scorsi. Credo che la malattia sia profondamente cambiata e – spiega l’infettivologa – si configuri oggi e anche in futuro, come una virosi ciclica stagionale che ci accompagnerà per anni insieme ad altre virosi simili con cui conviviamo. Credo che il vaccino ci stia però ancora proteggendo molto e che sia indispensabile per limitare i danni di questo coronavirus”.

Per quanto riguarda i pazienti che finiscono in sub intensiva “non necessariamente hanno un quadro respiratorio compromesso – commenta Giuseppe Fiorentino primario della sub intensiva del Cotugno in una intervista a Il Mattino – al momento abbiamo prevalentemente pazienti affetti da altre patologie croniche a cui il Covid si sovrappone come complicanza. In prevalenza ultra 75enni e oncologici in trattamento con quadri di immunodepressione primitiva o secondaria. Presenti anche alcuni pazienti non vaccinati per volontà personale o per altre copatologie serie che ne hanno impedito la profilassi. Spesso i pazienti arrivano dopo diversi giorni di positività domiciliare per il persistere della febbre o di altri sintomi ma dopo un’attenta valutazione rientrano al domicilio rimanendo in contatto con i medici dell’ospedale. Le polmoniti in questi reparti sono ancora presenti e progressive ma ci sono nettamente meno casi da intubare sebbene alcuni casi evolvono in sepsi generalizzate e in uno scompenso generale. Soggetti sani e vaccinati che finiscono nei reparti intensivi non se ne vedono più”.

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