Mercoledì 18 gennaio 2023: Milan-Inter, la Supercoppa italiana, primo trofeo della prossima stagione, grande rivincita dell’ultimo scudetto. A Riad, sotto gli occhi compiaciuti dei ricchi sauditi, e magari persino di qualche donna, rigorosamente in settori separati, se gli organizzatori locali appassionati di pallone e un po’ meno di diritti lo concederanno. La Serie A torna in Arabia. L’ultima volta c’era stata nel 2019, in epoca pre-Covid, con un mare di polemiche: l’omicidio di Khashoggi e il divieto di ingresso per le tifose allo stadio avevano trasformato la finale fra Juventus e Lazio in una specie di caso nazionale, evaporato come sempre in una bolla di sapone. La Lega Calcio aveva fatto spallucce, ben felice di dare il suo contributo al “rinascimento arabo” di renziana memoria, in cambio di 7 milioni a partita. E il match si era giocato lo stesso, con buona pace degli appelli di attivisti e politici.

Saltati due anni, non solo per la pandemia ma anche per complessi intrecci geopolitici, ci risiamo, e stavolta senza nemmeno troppe storie: ormai il pallone italiano in Arabia non fa più notizia. Pecunia non olet, si dice in questi casi. E del resto, con tutti i rapporti più o meno alla luce del sole che l’Italia ha con l’Arabia, perché dovrebbe essere proprio la Serie A a dare l’esempio e rimetterci. Dopo Gedda 2018 e Riad 2019, quella del 2022 sarà la terza Supercoppa italiana in Arabia Saudita. E potrebbe non essere nemmeno l’ultima. Con il prossimo derby tra Milan e Inter, si esaurirà il contratto firmato nel 2018, che prevedeva lo svolgimento di tre edizioni in cinque anni, per un totale di circa 21 milioni di euro. Ma sul tavolo della Lega Calcio è già arrivata un’offerta faraonica, per rinnovare e rilanciare l’accordo: quasi 100 milioni complessivi, per cinque stagioni, da disputare non più in gara secca tra la vincitrice del campionato e quella della Coppa Italia, ma con quattro squadre (probabilmente le prime due di ogni competizione) e un mini-torneo da tre partite (semifinali e finale).

Gli interessi della Serie A si spostano sempre di più verso l’estero. Con un mercato italiano saturo e stantio, come dimostra il disastro dell’operazione Dazn-Tim (pochi abbonati, ascolti crollati, perdite a non finire), e all’orizzonte il prossimo bando dei diritti tv domestici che si annuncia come un autentico bagno di sangue, non resta che trovare risorse oltre confine per far quadrare i conti. Veniamo da settimane di litigate per l’assegnazione dei diritti tv dell’area Mena (Medioriente), che erano rimasti invenduti da oltre un anno per le tensioni in quella zona e i rapporti difficili col colosso Bein Sports: c’è stata una battaglia furibonda fra il partito pro Abu Dhabi (l’amministratore delegato Luigi De Siervo e la maggioranza dei club) e quello pro Qatar (il presidente Lorenzo Casini e in prima linea la Roma dei Friedkin, Napoli e Fiorentina), risolta a favore della prima fazione. In attesa delle grandi manovre per i diritti tv del triennio 2024-2027, sia in Italia che fuori, la prossima partita sarà proprio quella della Supercoppa.

L’aggiudicazione dei diritti tv locali ad Abu Dhabi e l’uscita di scena del Qatar potrebbe a maggior ragione spingere il trofeo di nuovo verso l’Arabia, storicamente rivale di Doha. L’assegnazione non è automatica, ci vorrà comunque un altro voto in assemblea (dove può succedere di tutto), ma la strada sembra spianata. Certo, per l’Italia vorrebbe dire associarsi definitivamente al governo saudita, di cui non c’è molto da andare fieri, ma del resto l’offerta è di quelle ghiotte: parliamo di circa 23 milioni di euro a edizione, quasi il triplo delle cifre attuali (da dividere in 4 invece che in 2, i guadagni sarebbero comunque più alti per tutti). La Supercoppa però fa gola e potrebbero esserci anche altri interessamenti quando si entrerà nel vivo dell’assegnazione: in tanti puntano su Canada o Stati Uniti, con le sempre più numerose proprietà americane in Serie A, quella potrebbe essere la direttrice di sviluppo più congeniale e redditizia, in una vera e propria partnership di cui il nostro calcio ha disperato bisogno. Fin qui però proposte concrete da oltreoceano non sono ancora arrivate. Nell’attesa che si palesino gli investitori, a quanto risulta a Ilfattoquotidiano.it ci sarebbe stata anche un’altra offerta: pure l’Ungheria di Viktor Orban vorrebbe la nostra Supercoppa. Il contatto sarebbe avvenuto tempo fa, in occasione della Supercoppa europea 2020 disputata a Budapest, quando i funzionari della Serie A avrebbero fatto anche i sopralluoghi di rito; tra gli 8 e i 10 milioni, per un paio di edizioni (in formula tradizionale, con la finale secca) la proposta, rimasta per ora in stand-by. Il calcio italiano piace, soprattutto agli autocrati.

Twitter: @lVendemiale

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