Il Tribunale del Lavoro di Milano ha condannato Ikea Italia per comportamento antisindacale. A intentare il ricorso che ha portato alla condanna firmata dal giudice del Lavoro Luigi Pazienza è stato il sindacato Flaica Cub, escluso dalle trattative per il rinnovo del contratto integrativo aziendale dal colosso svedese dei mobili. Secondo il Tribunale del Lavoro di Milano, infatti, “è chiaramente discriminatoria la condotta che esclude dalla trattativa alcuni membri delle Rsu per il solo fatto di essere stati eletti nelle liste della organizzazione sindacale ricorrente (CUB, ndr) ammettendo alla trattativa unicamente i membri rsu eletti nelle liste Filcams, Fisascat, Uiltucs”, sottolineando che la decisione di coinvolgere solamente alcuni membri della Rsu esautora di fatto il ruolo e le funzioni della rappresentanza sindacale snaturandone la funzione collegiale.
La vicenda che ha portato alla condanna di Ikea Italia ha inizio nei primi mesi del 2021. In quel periodo i rappresentanti di Flaica Cub vennero a conoscenza del fatto che Ikea Italia aveva avviato le trattative per il rinnovo del contratto integrativo aziendale coinvolgendo le altre sigle ma escludendo Cub e ignorandone ogni richiesta di incontro. Per questo motivo il sindacato, seguito dagli avvocati Simonetta Ferro e Felice Nicola Solfrizzo, ha presentato un ricorso per antisindacalità, condotta accertata dal Tribunale, che rileva: “Non si può dubitare della natura antisindacale della condotta posta in essere dalla convenuta (Ikea ndr) consistente nell’omissione di qualsiasi riscontro alle istanze ed alle richieste provenienti dalla Flaica Uniti Cub di Milano e Provincia e, quindi, della immotivata esclusione della Flaica Uniti Cub dal tavolo delle trattative in corso per la negoziazione del contratto integrativo aziendale”.
Flaica Cub, ricordano i rappresentanti sindacali della sigla, ha grande consenso in Ikea Italia sia per numero di iscritti sia per le percentuali di voto ottenute alle elezioni delle RSU e proprio per questo motivo ha il diritto di essere interlocutore dell’azienda nelle trattative sindacali al pari delle sigle confederali. Secondo il giudice, infatti, per il datore di lavoro sussiste un vero e proprio obbligo “di consentire al sindacato dotato di una reale ed effettiva rappresentatività in azienda di partecipare alle trattative qualora queste siano intraprese ed avviate”. Non solo: con la sentenza della Corte costituzionale del 2013 “si passa da un sistema improntato al principio del mutuo consenso e della libertà degli attori sindacali di scegliersi ad un sistema caratterizzato da un obbligo del datore di lavoro a rendere partecipe alle trattative sindacali non il sindacato maggiormente rappresentativo, bensì il sindacato effettivamente rappresentativo.”
Per queste ragioni, il giudice del Lavoro di Milano ha quindi condannato Ikea Italia e ordinato di fissare un incontro con i rappresentanti sindacali Flaica Cub entro venti giorni e di “consentire loro la partecipazione ai futuri incontri con le altre organizzazioni sindacali”. “Una sentenza rivoluzionaria, perché riprendendo la pronuncia della Corte Costituzionale del 2013, chiarisce che il datore di lavoro deve scegliere i propri interlocutori sindacali in base alla loro effettiva rappresentatività e, pertanto, non può escludere le organizzazioni sindacali che difendono in maniera intransigente i diritti dei lavoratori se queste hanno effettivo consenso”, ha commentato il sindacato Flaica Cub in una nota ufficiale.