Dopo più di cinquant’anni, si può fare di nuovo il bagno nel lago di Varese. Per diverse settimane i sommozzatori della Protezione civile, dei vigili del fuoco e alcuni volontari hanno setacciato il fondale, in cerca di eventuali pericoli. Dal 2 luglio finalmente ci si potrà immergere nelle acque davanti alla spiaggia de La Schiranna (Varese) e del comune di Cazzago Brabbia. “È un esperimento che durerà per tutta l’estate, in questi due punti – spiega il sindaco del capoluogo, Davide Galimberti – L’obiettivo però è potenziarlo. Per le sue caratteristiche, non è un posto dove è solo bello fare il bagno, è un paradiso naturale”. Diverso da tutti i bacini della zona (in tutto sono sette), il lago di Varese ospita numerose specie animali e vegetali rare, protette in due are della Rete Natura 2000. La ritrovata balneabilità e la nuova vocazione turistica della zona potrebbero però metterle a rischio. “Va benissimo che le istituzioni si prendano cura delle acque – commenta Valentina Minazzi, presidente del circolo locale di Legambiente – Se però i comuni iniziano a mettere spiaggette o a tagliare i canneti che possono essere fastidiosi per chi si immerge, è un problema. Il lago è principalmente uno scrigno di biodiversità e bisogna mettere al centro la sua tutela”.
La balneabilità del lago di Varese, dopo decenni, è un traguardo: “Aveva una serie di problemi di inquinamento notevoli – spiega Galimberti – Gli scarichi fognari non erano irreggimentati adeguatamente”. I tentativi di risanare le sue acque si sono trascinati per diversi anni. “Nel 2017 però è nata una consapevolezza nuova, anche oltre i comuni rivieraschi – continua il sindaco – La svolta decisiva è stata che anche Alfa, il gestore del sistema idrico provinciale, si è messa in gioco”. Poi nel 2021 è arrivato l’accordo quadro di Regione Lombardia. Inizialmente la data era stata fissata al 2023, ma i campioni raccolti dalle acque erano incoraggianti. Così si è deciso di anticipare. “Il risanamento delle acque si unisce a una fauna e a una flora di grande pregio – afferma Galimberti – In mezzo al lago di Varese poi c’è l’Isolino Virginia, uno dei più importanti siti palafitticoli d’Europa. In più questo bacino ha le acque ferme ed è uno dei siti più importanti per le gare di canottaggio. Tutto questo potrebbe beneficiare di una valorizzazione turistica”.
Non tutti però sono entusiasti: “Speriamo che la balneabilità non attiri appetiti privati e pubblici – dice Valentina Minazzi – I rischi sono che si cementifichino le sponde o che vengano allestiti spazi per gli ombrelloni, che danneggino la vegetazione” palustre. “Ad eccezione della spiaggia de La Schiranna, tutte le coste sono naturaliformi – continua la presidente di Legambiente Varese – Il lago è poi l’unico della zona ad aver conservato le caratteristiche di una zona umida”. Ad essere protette devono essere in particolare le alnete in prossimità delle rive, Si tratta di boschi di ontano nero, tutelati a livello nazionale.
“I maggiori rischi sono per le piante grosse – aggiunge Bruno Cerebolini, botanico dell’università Insubria di Varese –. I bagnanti potrebbero toccarle o danneggiarle per guadagnare nuovi accessi al lago”. La vegetazione però spesso ha delle difese naturali: “I canneti, per esempio, hanno margini taglienti. Tutto sommato sarebbe poco consigliabile entrarci in costume – continua il professore – Tanto dipende anche dalla sorveglianza, anche se i punti balneabili non sono sotto Rete Natura 2000”. A preoccupare però non sono solo i danni alle specie rare. “Sulle sponde c’è un’invasione di piante esotiche, come la Ludwigia grandiflora, un fiore giallo ornamentale – continua Cerebolini – Se la gente, entrando in acqua le frammenta, può contribuire a diffonderle”. Queste si riproducono già molto velocemente e sono “attrezzate a resistere”, a svantaggio delle specie autoctone. Inoltre “se vengono tagliate e i residui restano sul fondo, contribuiscono all’eutrofizzazione, cioè all’abbondanza di sostanze nutritive nell’acqua. Uno dei fattori che rendeva il lago inquinato e non balneabile – afferma il botanico – Bisognerebbe mettere in campo un meccanismo virtuoso, smaltendo le piante tagliate come biomasse per produrre energia. Sia qui sia nella vicina Palude Brabbia”.
Al momento non si sa però ancora quanti saranno i turisti sulle spiagge del lago di Varese. Né quale sarà il loro effetto sulla biodiversità e in generale sulla qualità delle acque. “Quello che ci rassicura è che alle persone potrebbe non piacere troppo immergersi – scherza Valentina Minazzi – Il lago è melmoso, il fondo è paludoso, ci sono i canneti. Ma questa è la sua bellezza, bisogna tenerlo così”.