Casi sommersi, casi asintomatici, casi non registrati. L’elevatissima circolazione di Omicron 5, estremamente contagiosa, sta producendo una ondata inaspettata di nuovi positivi. E così ci si chiede quanti possano essere i casi reali di Covid-19 in Italia. Secondo l’epidemiologo, Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica dell’Università di Milano, potrebbero essere pari al 5% della popolazione, ossia circa 3 milioni. “Se pensiamo a una stima dei casi reali, è probabile che oggi almeno il 5% degli italiani sia positivo”, ha detto La Vecchia all’Ansa. Una percentuale che si traduce in “un numero compreso fra 2 e 4 milioni di individui, probabilmente intorno a 3 milioni”. A fronte del milione di casi noti, ci sarebbero perciò “circa 2 milioni di casi non registrati, probabilmente con pochi sintomi o nessuno“.
Gli italiani positivi al coronavirus – secondo i dati del ministero della Salute riferibili a sabato 2 luglio – sono attualmente 965.564. E se si considera che tutti gli scienziati dicono che il numero va moltiplicato per 3 o 4 volte ecco che il dato di 3 milioni è più che probabile. Ma non solo confrontando per esempio con i dati di un anno fa si comprende quanto sia sorprendentemente diffusiva Omicron 5. Un anno fa i positivi erano stati 794, 28 le vittime e i positivi in totale erano scendono a 47.779. I nuovi casi di positività a Sars Cov 2 registrati ieri sono 84.700 e 63 i morti. La situazione attuale è la conseguenza del fatto che Omicron “è uno dei virus più contagiosi mai visti”, con un numero di riproduzione di base R0 intorno a 20″. Vale a dire che ogni individuo infetto può causare in media 20 nuove infezioni , e questo “rende il tracciamento di fatto impossibile” osserva La Vecchia.
I casi di Covid-19 in Italia hanno cominciato a risalire da circa un mese, con un aumento del 28% registrato nella prima settimana di giugno fino a un +60% della terza settimana, seguito da un aumento del 53%: “Alla luce di questi dati comincia a vedersi un appiattimento dei contagi registrati, ma quelli veri sono enormemente di più”. Lo indica, per esempio, il tasso di positività fino al 27%, che risulta dal rapporto fra il numero dei casi i test, che sono circa 300.000 al giorno, “un numero basso rispetto al milione al giorno del gennaio scorso. A farli – ha detto l’esperto – sono gli asintomatici e coloro che devono uscire dalla quarantena”. Anche alla luce di questi dati, è chiaro che il milione di casi di Covid-19 registrati in Italia è distante dalla realtà. Per quanto riguarda i ricoveri, secondo La Vecchia, i numeri sono ancora lontani dai valori soglia: gli oltre 7.000 nei reparti ordinari corrispondono a circa il 10% dei posti letto disponibili, e i 275 ricoverati nelle terapie intensive occupano circa il 3% dei posti letto disponibili. La media settimanale dei decessi è di 60, pari al 3% del totale dei decessi in Italia. Per i decessi, come per i ricoverati, “in parte avvengono per altre cause, e poi hanno anche il Covid”.
“Vedere un’epidemia così veemente in estate è singolare. Sappiamo infatti – ha detto l’esperto all’Ansa – che l’estate rende la trasmissione dei virus respiratori più difficile, ma quanto sta accadendo riflette la contagiosità di questo virus”. Tanto che per avere un altro esempio di un’epidemia causata da un virus respiratorio così forte durante l’estate, bisogna risalire alla prima ondata della Spagnola, della quale però non abbiamo dati sulla contagiosità. È difficile in questo momento, ha proseguito l’esperto, fare previsioni sull’andamento dell’epidemia. L’ondata provocata in gennaio dall’arrivo di Omicron, ma nella quale era ancora presente la variante Delta, aveva portato a 20.000 ricoveri; la seconda ondata, in marzo, a circa 10.000: “se adesso le cose andassero come in marzo, questa nuova ondata potrebbe cominciare a livellarsi nelle prossine settimane, intorno a metà luglio”, ha osservato La Vecchia. Ma bisogna fare i conti con l’anomalia dell’elevata circolazione del virus in estate.
Se poi da un lato il caldo estivo potrebbe fare ancora da tampone a un virus che si trasmette con molta facilità”, dall’altro lato non usare mascherine e avere riaperto tutto favorisce la circolazione di un virus così contagioso da essere paragonato al morbillo. Ed è difficile, adesso, poter utilizzare tutte le misure di contenimento: o queste sono utilizzate in modo rigido – ha osservato – bisogna convivere con il virus”. Non siamo però in una condizione di endemia perché, ha detto La Vecchia, “l’endemizzazione significa che c’è un basso stato di circolazione del virus, che non viene eliminato. Adesso, invece, osserviamo continui picchi epidemici”. Anche questa ondata provocata da Omicron BA.5, ha concluso, “potrebbe esaurirsi nell’arco di due o tre mesi, il problema è vedere che cosa accadrà con l’arrivo dell’autunno e con la comparsa di eventuali nuove varianti”.