Quando tra un paio di settimane si riunirà il primo consiglio comunale dell’era post-Tosi e post-Sboarina l’assemblea – dove in un passato non lontano un consigliere aveva alzato il braccio nel saluto romano – sarà presieduto da Veronica Atitsogbe, 28 anni, genitori originari del Togo, la prima italiana di seconda generazione eletta alle amministrative nel capoluogo scaligero. Atitsogbe è stata la candidata che ha raccolto più preferenze, 329 nella Lista “Damiano Tommasi Sindaco”, che ha appoggiato il nuovo eletto.
Evidentemente ha intercettato lo spirito che il sindaco è riuscito ad imporre, fatto di ragionamenti pacati e parole di ottimismo. Laureata in Studi Internazionali nel 2016 all’Università di Trento e in Governance dell’emergenza nel 2020 all’Università di Verona, Atitsogbe lavora in banca ed è il volto nuovo della politica a Verona, sicuramente in controtendenza con il passato. Ha confessato: “Ho potuto fare tutto questo grazie alla cittadinanza italiana che ho avuto la fortuna di ottenere fin da piccola: era un requisito necessario per l’Erasmus, per il lavoro in prefettura…”. Tocca uno degli argomenti caldi per tanti giovani che non riescono ad ottenere il riconoscimento di un’identità civile, nella nuova terra dove vivono. Lei ha fondato l’associazione Afroveronesi che si occupa di creare occasioni di incontro e di valorizzazione culturale tra giovani provenienti dall’Africa. Sono tra i promotori di “Ma che estate”, una festa che occupa tutta l’ultima settimana di luglio nel parco dei Padri Comboniani.
“Spero di essere all’altezza, vediamo come andrà la seduta”, commenta Atitsogbe. E della notorietà che ha avuto dice: “Mi rendo conto di essere un simbolo, come lo è l’elezione stessa di Tommasi in questa città”. È alla prima esperienza politica, in senso stretto: “Finora ho sempre fatto un’altra forma di politica, l’associazionismo, che mi ha sempre rappresentato di più. Poi un compagno mi ha presentato Tommasi”. Ha raccontato ai giornali locali: “Ci siamo semplicemente incontrati un giorno in un bar di quartiere per parlare. È stata la persona di Damiano a convincermi. Mi ha colpito che fosse curioso e che sapesse parlare con la gente, ho capito che gli interessa la città”. È così che Veronica ha risposto e si è gettata nell’avventura. È una dei cinque under 30 che entrano in consiglio comunale. “I miei genitori inizialmente non erano tanto propensi ad appoggiarmi in questo cammino politico, probabilmente più per protezione, perché esporsi non è mai tanto facile – ha raccontato – Poi nel vedere quanto ci tenessi e quanto mi impegnassi sono stati travolti e sono stati i primi a volantinare, e a portare tra la gente l’idea di Damiano Tommasi”.
Ha le idee chiare: “Vorrei portare in Comune una maggiore partecipazione di persone come me che spesso sono state escluse dalla voce politica della città, ma che vi sono presenti. Vorrei che fossero coinvolte maggiormente nelle decisioni”. Con la vittoria di Tommasi, la maggioranza conta su 22 seggi: il sindaco e altri dieci consiglieri della sua lista, 8 del Partito Democratico, tre della lista Traguardi e uno di In Comune per Verona. Nella minoranza siederanno il sindaco uscente Federico Sboarina di Fratelli d’Italia (che ha altri tre consiglieri di partito), due della lista Sboarina Sindaco-Battiti, uno della Lega e uno di Verona Domani-Coraggio Italia. L’altro ex sindaco sconfitto, Flavio Tosi, che ha preso la tessera di Forza Italia, potrà contare su altri cinque eletti, tra cui la moglie Patrizia Bisinella e la sorella Barbara Tosi.