Mariagloria Fontana torna in libreria con una raccolta di interviste ad alcuni scrittori contemporanei, sono: Teresa Ciabatti, Roberto Cotroneo, Viola di Grado, Chiara Gamberale, Liza Ginzburg, Marco Missiroli, Andrea Pomella, Luca Ricci, Nadia Terranova, Emanuele Trevi. Escono direttamente dalla sua rubrica, un vero e proprio cammeo letterario, su Radio Radio, “Affari di libri”.

L’omonimo libro esce per Perrone editore e di questa opera resta intanto l’impronta dell’autrice, che ho la fortuna di conoscere un po’. Appena diventata mamma, bellissima, colta. Tiene il filo di una trama, che riguarda i narratori sempre al centro della scena, eppure è lei ad avere la meglio. Piccoli e delicati dettagli, che riconducono prima a lei e poi al resto delle parole pronunciate da altri. Proprio per la sua volontà dimessa di dare spazio all’altro, ascoltarlo. Altra perla preziosa, l’ascolto. Esempio di generosità, davvero rara; ma Mariagloria è fatta così, ama illuminare grandi nomi e anche nomi meno conosciuti, soltanto perché ne riconosce una qualche eccezionalità; figure determinanti di questi tempi, che rischiano sempre l’autoreferenzialità, spesso disonesta; il solito discorso delle conventicole che con Mariagloria non funziona, al contrario, giacché ama piuttosto sparigliarle.

Tra le interviste mi rimangono impresse quella a Teresa Ciabatti e Viola Di Grado. Le ho sentite autentiche, umili, Teresa Ciabatti, in special modo, che ammette senza censure, senza alcuna posa, i suoi limiti, le sue paure e con quale coraggio e capacità, escludendo l’ingombro dell’io che di solito è il primo connotato di uno scrittore, una qualità deteriore diciamo. E questo manca assolutamente in Teresa Ciabatti, penna eccellente, sceneggiatrice, candidata al Premio Strega, per ben due volte.

E poi c’è l’intervista a Viola Di Grado, geniale, aliena, con le sue asserzioni folgoranti, definitive, la sua idea di talento e di scrittura, fuori da ogni canone. Così spiega Mariagloria in prefazione la genesi del libro: “Dieci testimonianze del pensiero di dieci scrittori italiani del nostro tempo, condotte fuori onda, in onda, e poi riviste e integrate con successivi incontri, realizzati in più sessioni, magari davanti a un caffè. Non diversamente da altri esseri umani, anzi più degli altri, lo scrittore vuole essere ascoltato, non solo letto, e allora io li ho ascoltati e amati tutti”.

Colpisce l’intervista a Lisa Ginzburg inevitabilmente quando si sofferma sul peso di un cognome, su quel che può significare. Certo, un’eredità pesante, soprattutto quando l’eredità è anche la medesima vocazione. Scrive la Ginzburg: “Il solo modo per emanciparsi ho sempre pensato fosse diventare il più possibile me stessa. Quando sento di essere io, quando sento che il mio interlocutore ha la maturità e la libertà mentale di vedere me e non la mia famiglia d’origine, lì c’è emancipazione”. Tra le curiosità: Roberto Cotroneo che si confessa timido.
Vi auguro buona lettura, non vi deluderà.

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