Oltre a essere stato una tragedia, il disastro della Marmolada è stato un altro chiodo nella bara metaforica di chi continua a sostenere che il riscaldamento globale è un imbroglio ordito dagli scienziati per farci pagare più cara la benzina. Ma possiamo scommettere che a breve anche questo disastro sarà dimenticato e continueremo tranquilli per la strada che abbiamo preso. Quella di ignorare completamente il cambiamento climatico.

Se ci fate caso, è un pezzo che il dibattito sul clima è quasi completamente scomparso dai media. Quando se ne parla, se ne parla negli angoli bui dei dibattiti televisivi, oppure si creano trappole mediatiche per ridicolizzare lo scienziato di turno. E’ successo recentemente a Luca Mercalli che, invitato a Cartabianca a parlare di clima, a un certo punto non ne ha potuto più di fesserie, si è alzato e se n’è andato.

Di questo, ve ne accorgete anche dai titoli dei giornali del giorno dopo il disastro della Marmolada. Se si parla di clima, se ne parla solo in qualche trafiletto laterale, oppure indirettamente, come effetti dell’“ambiente”. Perlomeno, hanno smesso di fare battute sceme sui “gretini”. Ma sicuramente ricominceranno a breve. Come pure ricominceranno a dare la colpa al sole, ai movimenti planetari, o a Belzebù in persona. Dare la colpa a qualcun altro è uno degli hobby più diffusi al mondo.

Il problema non sarebbe nemmeno che di clima se ne parli tanto oppure no. E’ che, chiaramente, il governo non considera il clima una priorità. Non solo non fa nulla di sostanziale, ma peggiora le cose, per esempio programmando il ritorno al carbone, notoriamente la sorgente di energia più sporca di tutte. Peggio ancora sta facendo l’Unione Europea che sta programmando di classificare il gas naturale come una “sorgente rinnovabile”. Per chi non lo sapesse, il gas “naturale” è formato principalmente da metano fossile che è un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica. Le inevitabili perdite nell’estrazione e nel trasporto rendono il gas naturale uno dei fattori principali nel riscaldamento globale. Classificarlo per legge come “rinnovabile” è un po’ come falsificare la data di nascita sulla carta di identità per sembrare più giovani.

In compenso, il governo ci propina quotidianamente storielle sulla fusione nucleare, senza preoccuparsi del fatto che nessuno sa come costruire un impianto che possa produrre energia nel mondo reale. Parla vagamente ripartire con le centrali nucleari a fissione, senza preoccuparsi di spiegarci quanto tempo ci vorrebbe per costruirle, o da dove dovrebbe venire l’uranio per alimentarle. Come pure ci presenta l’idrogeno come la meraviglia salvifica che ci risolverà tutti i problemi, dimenticandosi che l’idrogeno non esiste in natura e che bisogna produrlo.

Insomma, non siamo messi bene. C’è una frase lapidaria che gira sul web in questi giorni che dice “godetevi questa estate, perché sarà la più fresca del resto della vostra vita”. Mi sa che sarà proprio così.

Ma ci sono anche ragioni di speranza. Una è che con il fatto che i costi dei fossili sono andati alle stelle, l’energia rinnovabile è diventata ancora più conveniente di quanto non lo fosse già. E allora, l’unica cosa che può fermare la transizione alle rinnovabili è la burocrazia, l’idiozia, o tutte e due le cose insieme. E questo è quello che sta succedendo con l’impianto eolico di Villore, ancora bloccato per l’opposizione dal ministero della Cultura, nonostante sia stato approvato da tutti gli enti competenti. Speriamo che questa tragedia almeno faccia rinsavire qualcuno: fare qualcosa di serio per il clima sarebbe il miglior omaggio alle vittime innocenti del disastro.

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