“È da anni che si continua a morire. Nei cantieri, nei campi. Di fronte alle nostre richieste di dare dignità al lavoro, lo Stato – la politica – ha deciso di alzare il muro dell’indifferenza”. A dirlo è il sindacalista Aboubakar Soumahoro, che si è incatenato davanti a Montecitorio e ha iniziato lo sciopero della fame e della sete. “Lo faccio per dire al governo che è responsabile morale della mia vita, così come è responsabile morale dei braccianti morti, dei lavoratori, dei precari”. Soumahoro ha chiesto l’introduzione del salario minimo, un piano nazionale contro gli infortuni sul lavoro e la riforma della filiera agro-alimentare. Nel giugno del 2020 il sindacalista si era incatenato durante gli Stati generali fuori da Villa Pamphili.