Mentre nella maggioranza va in scena un braccio di ferro sull’ipotesi di fiducia sul decreto Aiuti, i sindacati confederali attaccano il governo perché nella versione finale del provvedimento restano irrisolte le criticità relative al bonus 200 euro contro il caro vita segnalate nelle scorse settimane: l’indennità “rischia di non venire erogata proprio alle categorie più fragili e bisognose”, scrivono in una nota la vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi e i segretari confederali di Cisl e Uil Giulio Romani e Domenico Proietti. “Non ne avranno infatti diritto i lavoratori precari, gli agricoli, i lavoratori dello spettacolo che abbiano meno di cinquanta giornate lavorate nel 2021. Così come non potranno percepirla tutti i lavoratori licenziati a giugno e senza contratto a luglio, e pensiamo ad esempio a tutti quei precari della scuola che nell’anno scolastico 21/22 hanno tenuto in piedi il sistema dell’istruzione, o a coloro che andranno in pensione al 1° luglio”.
“Allo stesso modo – proseguono Fracassi, Romani e Proietti – non riceveranno i 200 euro i disoccupati che hanno percepito la Naspi fino a maggio, così come tutti i lavoratori con contratti che non prevedono contribuzione, ad esempio stage e tirocini, i lavoratori delle Cooperative di tipo B che reinseriscono al lavoro le persone svantaggiate (parliamo quindi di disabili, minori in situazione di difficoltà familiare, detenuti ammessi alle misure alternative), i dottorandi e assegnisti di ricerca, i lavoratori socialmente utili, i lavoratori autonomi occasionali”. Inoltre, “non è stata neanche modificata l’ingiusta incompatibilità che limita ad una indennità per famiglia i soli nuclei percettori di reddito di cittadinanza”.
Da questo bonus, insomma, “sono state escluse soprattutto categorie che nei fatti risultano essere troppo povere o precarie per percepirlo. Che l’eccessiva povertà precluda il diritto ad una indennità finalizzata ad affrontare il caro vita non è solo una gigantesca ingiustizia, ma una situazione assurda ed inconcepibile. Chiediamo – concludono i tre dirigenti sindacali – che il governo ponga rimedio a questa situazione con la stessa urgenza riservata ai temi che hanno determinato la necessità della questione di fiducia”. Anche se l’esecutivo sembra ora orientato a non metterla sul provvedimento che contiene tra il resto la norma sul commissario straordinario per il Giubileo che aprirebbe la strada all’inceneritore a Roma.