“La nostra preoccupazione sono i fragili, oggi la nostra libertà ci costa duemila morti al mese“. Sono le parole pronunciate ieri da Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici), nel corso del convegno tenutosi a Bari, “Lo strano caso Covid, prevedere l’imprevedibile”.
Intervistato in merito da Gianluca Fabi nella trasmissione “Fino a qui tutto bene”, su Radio Cusano Campus, il medico è ancora più pessimista: “In realtà, i 2mila morti sono per questo mese, ma probabilmente nel prossimo mese ne avremo molti di più, se i contagi saliranno, come le previsioni epidemiologiche ci fanno intravedere. In più, i decessi arrivano con un po’ più di ritardo rispetto ai contagi, quindi purtroppo le previsioni non sono rosee”.
Anelli aggiunge: “Coloro che vanno incontro a effetti importanti della malattia sono soprattutto i pazienti fragili e gli anziani. Il virus è molto imprevedibile. Abbiamo visto che questa variante è sicuramente benevola e nella stragrande maggioranza dei casi non crea grandi problemi, però il numero di contagiati è straordinariamente alto. Un milione di casi è decisamente un numero sottostimato, a causa dei “tamponi fai da te” che non ci aiutano a comprendere le dinamiche del fenomeno- continua – e ad avere numeri realistici su quello che sta avvenendo. Accanto a quel milione di casi, ci potrà essere un altro milione di contagiati che non si tamponano. I numeri stanno diventando incredibilmente molto alti e questo, in termini percentuali, si riverbera sulle persone che hanno altre patologie e che sono più a rischio. Purtroppo è così”.
Anelli, infine, rivolge un appello a tutti: “Gli italiani sono stati bravissimi soprattutto nella prima e nella seconda fase, mostrando un grande senso di responsabilità, anche sul fronte delle vaccinazioni. Forse in quest’altra fase il messaggio non è passato. Noi tutti abbiamo l’esigenza di vivere una vita senza vincoli. Però dobbiamo comprendere tutti che il sistema ci crea grandi problemi. Quindi, anche senza obblighi o in presenza di condizioni politiche che non consentono la reintroduzione di obblighi, bisogna assumere questo senso di responsabilità. Se, cioè, ci mettiamo la mascherina dove c’è assembramento, probabilmente salviamo qualche vita. Bisogna fare un appello a questo grande senso di solidarietà che ci ha sempre contraddistinto come popolo”.