In un primo momento dal Movimento 5 stelle avevano assicurato: “Non faremo sgambetti su un decreto con 23 miliardi per aiutare famiglie e imprese”. Poi però la discussione si è fatta via via più tesa. E alla fine, mentre le trattative erano ancora in corso, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha chiesto a nome del governo il rinvio dell’aula della Camera a domani mattina per l’esame del decreto Aiuti. La richiesta, ha spiegato, è “motivata dalla necessità di avere ulteriori elementi su questo importante provvedimento”. E’ infatti in corso una trattativa su un emendamento all’articolo 13, relativo al Superbonus. L’orientamento sarebbe quello di farlo esaminare stasera in commissione per porre poi domattina la fiducia sul provvedimento. Alla fine l’aula della Camera ha approvato con 191 voti di differenza la richiesta del governo di rinviare a domani mattina la seduta per l’esame del decreto. Una richiesta che ha scatenato le proteste delle opposizioni. “E’ inaccettabile l’atteggiamento che stiamo vivendo. La maggioranza sta mostrando tutti i suoi limiti”, ha detto il capogruppo di Fdi, Francesco Lollobrigida.
L’incontro Conte-Draghi –L’appuntamento di Montecitorio col decreto Aiuti – approvato in Consiglio dei ministri a inizio maggio e da convertire in legge entro il 15 luglio – rimane dunque ricco di incognite. E si sovrappone in modo pericoloso al faccia a faccia tra il leader M5s Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi, già in programma per lunedì ma poi rinviato a mercoledì dopo il disastro della Marmolada. Lunedì a Montecitorio è iniziata la discussione generale sul testo, che contiene soprattutto due punti indigesti ai grillini: la norma che attribuisce al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, i poteri speciali per realizzare un inceneritore che sblocchi la crisi dei rifiuti nella Capitale, e quella – frutto di un emendamento del centrodestra approvato in Commissione – che include anche le offerte di lavoro private tra quelle il cui rifiuto fa perdere il diritto al reddito di cittadinanza.
La trattativa sul Superbonus – Martedì, per tutta la giornata, si sono votati gli emendamenti presentati in Aula da FdI e M5s. A pesare sono soprattutto quelli firmati dal capogruppo stellato, Davide Crippa, in materia di determinazione dei prezzi del gas: è molto raro, infatti, che su un decreto legge arrivino in Aula proposte di modifica firmate da un capogruppo di maggioranza. Fino al mattino si dava per scontato che il governo avrebbe posto la questione di fiducia (che peraltro sarebbe annunciata da un contiano, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà). Il M5s però ha fatto resistenza, chiedendo che sia lasciata ai deputati libertà di coscienza sui singoli temi: in mattinata una riunione di maggioranza si è conclusa con un nulla di fatto, dopodiché fonti dell’esecutivo – interpellate dall’Ansa – hanno chiarito che il governo era orientato a non porre la fiducia, pur ricordando che il termine per la conversione in legge (che scade tra dieci giorni) non dà margini a modifiche. Una nuova riunione di maggioranza è stata convocata alle 15, mentre la seduta a Montecitorio è stata rinviata alle 18:30 per aspettare i pareri del ministero dell’Economia sugli emendamenti. Secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, al vertice di maggioranza i 5 stelle hanno anche ipotizzato di non votare un eventuale fiducia al dl aiuti finchè non ci sarà l’accordo sulla questione del superbonus 110%. Gli altri partiti, a partire dal Pd, stanno provando a mediare per trovare una soluzione mente alla Camera il ministro D’Incà ha ottenuto il rinvio dell’esame.
Le liti sull’inceneritore – Già lunedì in discussione i toni sono stati accesi: “Per noi l’inceneritore è irricevibile“, ha messo a verbale la deputata Francesca Flati (che ha presentato un emendamento soppressivo della norma), mentre Alberto Zolezzi ha proposto provocatoriamente di costruirlo a Montecitorio. Per poi definire l’assessora ai Rifiuti di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi, “assessora a cosa nostra“, provocando l’indignazione del Pd. Una delle vie d’uscita in caso di fiducia è che i 5 Stelle, come consentito dal regolamento, si astengano sull’articolo 13, quello che contiene la norma sull’inceneritore. Ieri si era avanzata anche l’ipotesi che il provvedimento tornasse in Commissione per nuove modifiche. Ma oggi, interpellata dall’Ansa, la viceministra all’Economia Laura Castelli (appena transitata nei gruppi di Insieme per il futuro di Luigi Di Maio) nega: “Per il Mef non ci sono profili economici che necessitano del ritorno in Commissione”. Mentre Fratelli d’Italia annuncia di voler mettere in campo l’ostruzionismo: i voti complessivi previsti sul testo infatti sono quasi 330, e se l’opposizione usasse tutti i tempi concessi dal regolamento per intervenire, il rischio di compromettere la conversione del decreto sarebbe più che realistico. In quel caso, però, diventerebbe inevitabile il ricorso alla fiducia.
Il dibattito interno ai 5 stelle – Dal canto suo, in attesa dell’incontro con Draghi, Conte è preso tra i due fuochi di chi, tra i suoi, insiste a voler trovare un casus belli per uscire e chi invece vorrebbe restare nell’esecutivo. Tra i “governisti” c’è il presidente della Camera, Roberto Fico: “Si può essere se stessi anche in alleanza, anche in coalizione, e si può essere se stessi anche al Governo. È chiaro che noi siamo una democrazia parlamentare, dobbiamo raggiungere degli accordi come abbiamo fatto in questi anni su varie tematiche, però bisogna andare sempre dritti in qualche modo nella propria direzione”, ha detto lunedì sera a Napoli. Il giorno dopo, invece, in un’intervista a Repubblica il senatore Gianluca Castaldi insiste per passare il Rubicone: “Finora abbiamo preso tanti schiaffoni, possiamo lavorare benissimo anche dall’opposizione. A conti fatti, essendo una Repubblica parlamentare, se il Movimento 5 stelle dovesse uscire, Draghi i numeri li ha”, riflette.
Politica
Decreto Aiuti, M5s alla maggioranza: “Accordo sul Superbonus o niente fiducia”. La Camera rinvia l’esame a mercoledì
Trattative in corso nella maggioranza mentre il ministro dei Rapporti con il Parlamento chiede a Montecitorio di rinviare l'esame a domani, tra le proteste delle opposizioni. Il testo del decreto contiene soprattutto due punti indigesti ai 5 stelle : la norma che attribuisce al sindaco di Roma i poteri speciali per realizzare un inceneritore che sblocchi la crisi dei rifiuti nella Capitale e quella che include anche le offerte di lavoro private tra quelle il cui rifiuto fa perdere il diritto al reddito di cittadinanza
In un primo momento dal Movimento 5 stelle avevano assicurato: “Non faremo sgambetti su un decreto con 23 miliardi per aiutare famiglie e imprese”. Poi però la discussione si è fatta via via più tesa. E alla fine, mentre le trattative erano ancora in corso, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha chiesto a nome del governo il rinvio dell’aula della Camera a domani mattina per l’esame del decreto Aiuti. La richiesta, ha spiegato, è “motivata dalla necessità di avere ulteriori elementi su questo importante provvedimento”. E’ infatti in corso una trattativa su un emendamento all’articolo 13, relativo al Superbonus. L’orientamento sarebbe quello di farlo esaminare stasera in commissione per porre poi domattina la fiducia sul provvedimento. Alla fine l’aula della Camera ha approvato con 191 voti di differenza la richiesta del governo di rinviare a domani mattina la seduta per l’esame del decreto. Una richiesta che ha scatenato le proteste delle opposizioni. “E’ inaccettabile l’atteggiamento che stiamo vivendo. La maggioranza sta mostrando tutti i suoi limiti”, ha detto il capogruppo di Fdi, Francesco Lollobrigida.
L’incontro Conte-Draghi –L’appuntamento di Montecitorio col decreto Aiuti – approvato in Consiglio dei ministri a inizio maggio e da convertire in legge entro il 15 luglio – rimane dunque ricco di incognite. E si sovrappone in modo pericoloso al faccia a faccia tra il leader M5s Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi, già in programma per lunedì ma poi rinviato a mercoledì dopo il disastro della Marmolada. Lunedì a Montecitorio è iniziata la discussione generale sul testo, che contiene soprattutto due punti indigesti ai grillini: la norma che attribuisce al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, i poteri speciali per realizzare un inceneritore che sblocchi la crisi dei rifiuti nella Capitale, e quella – frutto di un emendamento del centrodestra approvato in Commissione – che include anche le offerte di lavoro private tra quelle il cui rifiuto fa perdere il diritto al reddito di cittadinanza.
La trattativa sul Superbonus – Martedì, per tutta la giornata, si sono votati gli emendamenti presentati in Aula da FdI e M5s. A pesare sono soprattutto quelli firmati dal capogruppo stellato, Davide Crippa, in materia di determinazione dei prezzi del gas: è molto raro, infatti, che su un decreto legge arrivino in Aula proposte di modifica firmate da un capogruppo di maggioranza. Fino al mattino si dava per scontato che il governo avrebbe posto la questione di fiducia (che peraltro sarebbe annunciata da un contiano, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà). Il M5s però ha fatto resistenza, chiedendo che sia lasciata ai deputati libertà di coscienza sui singoli temi: in mattinata una riunione di maggioranza si è conclusa con un nulla di fatto, dopodiché fonti dell’esecutivo – interpellate dall’Ansa – hanno chiarito che il governo era orientato a non porre la fiducia, pur ricordando che il termine per la conversione in legge (che scade tra dieci giorni) non dà margini a modifiche. Una nuova riunione di maggioranza è stata convocata alle 15, mentre la seduta a Montecitorio è stata rinviata alle 18:30 per aspettare i pareri del ministero dell’Economia sugli emendamenti. Secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, al vertice di maggioranza i 5 stelle hanno anche ipotizzato di non votare un eventuale fiducia al dl aiuti finchè non ci sarà l’accordo sulla questione del superbonus 110%. Gli altri partiti, a partire dal Pd, stanno provando a mediare per trovare una soluzione mente alla Camera il ministro D’Incà ha ottenuto il rinvio dell’esame.
Le liti sull’inceneritore – Già lunedì in discussione i toni sono stati accesi: “Per noi l’inceneritore è irricevibile“, ha messo a verbale la deputata Francesca Flati (che ha presentato un emendamento soppressivo della norma), mentre Alberto Zolezzi ha proposto provocatoriamente di costruirlo a Montecitorio. Per poi definire l’assessora ai Rifiuti di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi, “assessora a cosa nostra“, provocando l’indignazione del Pd. Una delle vie d’uscita in caso di fiducia è che i 5 Stelle, come consentito dal regolamento, si astengano sull’articolo 13, quello che contiene la norma sull’inceneritore. Ieri si era avanzata anche l’ipotesi che il provvedimento tornasse in Commissione per nuove modifiche. Ma oggi, interpellata dall’Ansa, la viceministra all’Economia Laura Castelli (appena transitata nei gruppi di Insieme per il futuro di Luigi Di Maio) nega: “Per il Mef non ci sono profili economici che necessitano del ritorno in Commissione”. Mentre Fratelli d’Italia annuncia di voler mettere in campo l’ostruzionismo: i voti complessivi previsti sul testo infatti sono quasi 330, e se l’opposizione usasse tutti i tempi concessi dal regolamento per intervenire, il rischio di compromettere la conversione del decreto sarebbe più che realistico. In quel caso, però, diventerebbe inevitabile il ricorso alla fiducia.
Il dibattito interno ai 5 stelle – Dal canto suo, in attesa dell’incontro con Draghi, Conte è preso tra i due fuochi di chi, tra i suoi, insiste a voler trovare un casus belli per uscire e chi invece vorrebbe restare nell’esecutivo. Tra i “governisti” c’è il presidente della Camera, Roberto Fico: “Si può essere se stessi anche in alleanza, anche in coalizione, e si può essere se stessi anche al Governo. È chiaro che noi siamo una democrazia parlamentare, dobbiamo raggiungere degli accordi come abbiamo fatto in questi anni su varie tematiche, però bisogna andare sempre dritti in qualche modo nella propria direzione”, ha detto lunedì sera a Napoli. Il giorno dopo, invece, in un’intervista a Repubblica il senatore Gianluca Castaldi insiste per passare il Rubicone: “Finora abbiamo preso tanti schiaffoni, possiamo lavorare benissimo anche dall’opposizione. A conti fatti, essendo una Repubblica parlamentare, se il Movimento 5 stelle dovesse uscire, Draghi i numeri li ha”, riflette.
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Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Il Milleproroghe è un provvedimento routinario, in teoria nell'esame tutto doveva andare liscio. Invece l'iter di questo provvedimento è stato un disastro, la maggioranza l'ha gestito in modo circense, dando prova di dilettantismo sconcertante". Lo ha detto la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S al Senato, nella dichiarazione di voto sul Milleproroghe.
"Già con l'arrivo degli emendamenti abbiamo visto il panico nel centrodestra. Poi è arrivata la serie di emendamenti dei relatori, o meglio del governo sotto mentite spoglie, a partire da quelli celebri sulla rottamazione delle cartelle. Ovviamente l'unica preoccupazione della maggioranza, a fronte di 100 miliardi di cartelle non pagate, è stata solo quella di aiutare chi non paga. Esattamente come hanno fatto a favore dei no vax, sbeffeggiando chi sotto il Covid ha rispettato le regole. In corso d'opera abbiamo capito che l'idea di mettere tre relatori, uno per ogni partito di maggioranza, serviva a consentire loro di marcarsi a vicenda, di bloccare gli uni gli sgambetti degli altri. Uno scenario surreale! Finale della farsa poi è stato il voto di un emendamento di maggioranza ignoto ai relatori e una ignobile gazzarra notturna scoppiata tra i partiti di maggioranza. Non avevamo mai visto tanto dilettantismo in Parlamento".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Il decreto Milleproroghe rappresenta una sfida importante, un provvedimento cui abbiamo dato un significato politico, un’anima. L’azione di questo governo punta a mettere in campo riforme e norme strutturali ma esistono anche pilastri meno visibili che hanno comunque l’obiettivo finale della crescita delle imprese e della nostra economia, di sostenere il sistema Italia nel suo complesso. Ecco perché col decreto Milleproroghe abbiamo provveduto ad estendere o a sospendere l’efficacia di alcuni provvedimenti con lo scopo di semplificare e rendere più snella la nostra burocrazia, sempre con l’obiettivo dichiarato della crescita. Fra questi norme sulle Forze dell’ordine e sui Vigili del Fuoco, sostegno ai Comuni e all’edilizia, nel campo sociale e sanitario come in quello dell’industria e della pesca e sul contrasto all’evasione fiscale. Più di 300 emendamenti approvati, tra cui anche quelli dell’opposizione, al fine di perseguire, con questo esecutivo, la finalità di fornire alla nostra Nazione gli strumenti per crescere e per questo il voto di Fratelli d’Italia è convintamente a favore”. Lo dichiara in aula il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Dico al ministro Crosetto che l’aumento delle spese per armamenti, addirittura fino al 3%, ruba il futuro ai nostri figli. Ruba risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti. L’aumento delle spese per le armi non ci renderà più sicuri, ma alimenterà conflitti e guerre, come la storia dimostra”. Così Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, in merito alle dichiarazioni di Crosetto sull'aumento delle spese militari.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Il problema della situazione carceraria nel Paese è un problema che ogni giorno ci tocca da vicino, stiamo gia' predisponendo le dovute soluzioni. Abbiamo gia' definito il piano carceri e il commissario straordinario". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Criticità nel disegno di legge costituzionale non ve ne sono tali da alterare il testo, ma sarà seguito da una serie di leggi ordinarie. Per esempio, manca nella disegno di legge costituzionale la riserva per le quote cosiddette rosa, ma questo lo metteremo nelle leggi di attuazione che saranno leggi ordinarie. Anche il sistema del sorteggio potrà essere meglio definito. Ma una cosa e' certa: questa legge costituzionale non si modifica". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo, parlando delle dichiarazioni del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che ieri, aveva parlato dei "punti di criticità della riforma del Csm" sui quali si e' appuntata anche l'attenzione della Commissione Ue, aveva sottolineato la necessita' di "un'approfondita riflessione.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Oggi in Turchia, parlando con il mio omologo, il ministro di giustizia turco, quando ho detto che probabilmente i magistrati italiani faranno uno sciopero, lui è rimasto sorpreso e mi ha domandato 'ma è legale?'. Se i magistrati vogliono fare lo sciopero che lo facciano, ma quello che è certo e che, senza alcun dubbio, noi andremo avanti perché e' un nostro impegno verso gli elettori". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo in vdieocollegamento di ritorno dalla Turchia alla Giornata dell'orgoglio dell'appartenenza degli avvocati a Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - La separazione delle carriere dei magistrati "è un dovere verso elettorato perché lo avevamo promesso nel nostro programma e questo faremo. Il nostro e' un vincolo politico verso l'elettorato". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento, di ritorno dalla Turchia, alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo. "Io sto girando un po' dappertutto per redigere protocolli - ha proseguito il ministro -, e ogni qualvolta parliamo di separazione carriere ci guardano con un occhio perplesso perché in tutti gli ordinamenti del mondo questo è normale".