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“Dopo l’anestesia totale ho capito come funziona l’Universo. Ecco quello che ho visto”: l’esperienza mistica di uno psichiatradiventa un caso di studio

A leggere queste parole si ha subito l’impressione di avere a che fare con un testo religioso, con una spiccata connotazione mistica e trascendente. E invece si tratta di un estratto di un saggio di psichiatria nel quale un medico dell’Università di Warwick, Regno Unito, ha tentato di indagare da un punto di vista scientifico proprio le cosiddette “esperienze mistiche”

“Provo un senso di meraviglia e splendore. Comprendo che questi sono cicli di creazione e distruzione. Questa consapevolezza sorge completamente formata, è assolutamente convincente.” A leggere queste parole si ha subito l’impressione di avere a che fare con un testo religioso, con una spiccata connotazione mistica e trascendente. E invece si tratta di un estratto di un saggio di psichiatria nel quale un medico dell’Università di Warwick, Regno Unito, ha tentato di indagare da un punto di vista scientifico proprio le cosiddette “esperienze mistiche”, ricostruendo e analizzando un proprio stato di “comprensione universale” sui meccanismi del cosmo, provato all’emergere da un’anestesia generale. Descrivendo in dettaglio lo strano fenomeno nel “Journal of Nervous and Mental Disease”, il professor Swaran Singh spiega come sia arrivato a “capire il cosmo, non in un senso cognitivo di conoscenza ma in un modo esperienziale, che è difficile da articolare”.

L’evento si è verificato quasi 40 anni fa, il 4 aprile 1984, durante la convalescenza postoperatoria del professore a seguito di un grave incidente stradale. “Ho subito un intervento chirurgico importante in anestesia generale il 4 aprile 1984. – racconta Singh nel suo saggio – Durante il recupero postoperatorio, ho sperimentato uno stato di profonda pace, un senso di rivelazione e profonda comprensione”. Nello specifico, il professore ha così descritto quanto vissuto: “Uno sfondo di luminosità bianca, sono su una scala, anche se sperimento un’indescrivibile ‘scala’ piuttosto che vedere una scala fisica. Non mi percepisco come un sé incarnato, ma come un essere, simile a come spesso si percepisce il sé negli stati di sogno. Sono consapevole della mia essenza piuttosto che del mio corpo fisico. Il movimento verso l’alto non è un’esperienza di movimento fisico, ma di progressione. Incontro due amici, con uno dei quali parlo, chiedendo cosa stesse facendo. Dice ‘non è ancora la mia ora’ e ci incrociamo. Oltrepasso mio padre e due fratelli e gradualmente divento consapevole di una luce bianca brillante pacifica e invitante in cima alla ‘scala’. La luce ha una qualità eterea e una personalità indefinibile. Sento la luce come un essere sacro e provo un’immensa pace e calma mentre mi avvicino. Mentre mi avvicino alla luce, ‘visualizzo’ una massiccia esplosione con una diffusa dispersione di ‘materiale’. Una cascata di esplosioni e crolli si susseguono. Provo un senso di meraviglia e splendore. Comprendo che questi sono cicli di creazione e distruzione. Questa consapevolezza sorge completamente formata, è assolutamente convincente. Ha una qualità noetica: un’apprensione diretta e immediata della conoscenza e della comprensione. La conosco in modo completo, in un modo in cui non avevo mai conosciuto prima qualcosa. Non so come la so, ma so che la so. So anche istantaneamente che ogni esplosione crea cinque entità: spazio, tempo, energia, materia e vita, in tre gruppi. Materia ed energia sono intercambiabili, tempo e spazio sono intercambiabili e la vita è un’entità distinta e indipendente, che sorge dopo l’emergere dei primi quattro. So che la quantità totale della combinazione tempo-spazio, della combinazione materia-energia e la somma di tutta la forza vitale è costante. Materia ed energia possono trasformarsi l’una nell’altra, così come lo spazio e il tempo, ma la grandezza di ogni combinazione è una quantità fissa”.

E ancora: “La vita cambia da una forma all’altra, ma la quantità totale di forza vitale rimane costante e fissa. L’aumento di una forma è a spese di un’altra, e in caso di vita, una forma di vita appare a spese di un’altra che scompare. Arrivo a tutte queste conclusioni, o più correttamente queste conclusioni giungono a me, senza alcuno sforzo conoscitivo da parte mia. Queste rivelazioni hanno il peso della verità assoluta. Sono consapevole del loro profondo significato, ma non so come o perché. Non esito ad accettarle come vere. In effetti, so che sono vere.” Secondo Singh, lo strano avvenimento è durato da dieci a 12 minuti. Ripresosi, lo studioso ha cercato di analizzare quanto accaduto con i mezzi della scienza. A suo dire: “Deve esserci una base neurale per questi fenomeni”. Nello specifico, nel suo saggio riporta come i neurochirurghi abbiano in effetti già identificato i sistemi cerebrali coinvolti nelle esperienze “trascendenti” e come studi elettrofisiologici e di neuroimaging di persone coinvolte in rituali e in forme di meditazione abbiano portato alla scoperta di funzioni neurologiche e cerebrali correlate agli stati contemplativi.

Gli studi sulla meditazione hanno costantemente mostrato l’attivazione di regioni specifiche del cervello tra cui l’insula, la corteccia premotoria, la corteccia cingolata anteriore dorsale e la corteccia frontoparietale. Processi neurali simili sono stati riportati anche in rapporto all’alterazione della funzione cerebrale prodotta da allucinogeni come la Psilocibina, con il default mode network (una rete di regioni nel nostro cervello), in specie nella regione del giro angolare del lobo parietale inferiore, particolarmente implicato. Per Singh, alla base della sua personale esperienza, vi sarebbero stati appunto questo tipo di modifiche nell’attività cerebrale molto probabilmente provocate da “uno stato confusionale tossico/indotto da farmaci”. Detto ciò però, il professore non ritiene che una spiegazione scientifica possa sminuire la validità conoscitiva e forse addirittura religiosa dell’esperienza. “Gli stati cerebrali sono meccanismi. Non conferiscono significato”, scrive. “E il significato soggettivo non può essere ridotto a uno stato cerebrale, indipendentemente dalla forza dell’associazione statistica tra i due”. In definitiva, quindi, al di là della spiegazione materiale o anche antropologica di questi eventi, per Singh non si può mettere da parte il dubbio, il conflitto che nasce tra le possibilità di conoscenza empirica dei meccanismi neurologici e di ciò che li influenza, e lo spazio dell’autocoscienza, inaccessibile almeno per ora ad un rigoroso metodo empirico. Dopo aver delineato questo conflitto apparentemente fondamentale, Singh conclude lasciando aperto il campo: “Non posso sapere quale realtà ho sperimentato: se sogni lucidi, indotti da droghe o qualcos’altro”.

Articolo di Gianmarco Pondrano Altavilla