Quest’anno la recessione della Russia potrebbe essere molto più morbida di quanto indicano la maggior parte delle stime. Al momento è attesa una flessione del Prodotto interno lordo di oltre il 9% ma, secondo le nuove previsioni contenute in una nota per i clienti della più grande banca statunitense, la flessione potrebbe fermarsi al 3,5%. Gli indicatori economici hanno fornito, nel mese di maggio, dati molto migliori del previsto, si legge nello studio, mentre dopo i cali iniziali sia i consumi che il settore manifatturiero sembrano stabilizzarsi. Inoltre il mercato del lavoro per ora regge. La disoccupazione è anzi lievemente calata in maggio passando dal 4 al 3,9%. Uno scenario che stupisce se si tiene conto della severità delle sanzioni occidentali e dell’esodo di aziende straniere.

Quello che sta sostenendo il paese sono i giganteschi introiti che derivano dall’export delle materie prime energetiche, circa un miliardo di euro al giorno. Le quantità di petrolio e gas vendute sono scese ma non in maniera drammatica mentre il contestuale aumento delle quotazioni, favorito dalla stessa guerra in Ucraina, ha alzato i ricavi di Mosca. Solo nei primi 100 giorni di guerra la Russia ha incassato oltre 90 miliardi di euro dall’export di petrolio, gas e carbone. Gli introiti, e gli avanzi commerciali sempre più ampi, hanno consentito anche di sostenere il cambio del rublo e arginare l’inflazione. Dopo il crollo seguito all’invasione il rublo si è via via ripreso sino a diventare la moneta che più è cresciuta da inizio anno. Una corsa fin eccessiva, tanto da preoccupare la banca centrale russa, intervenuta per rallentare l’apprezzamento che, se oltre certi livelli, finisce per frenare l’economia e le esportazioni.

“Guardando oltre le tensioni politiche, l’economia russa sta offrendo sorprese positive”, ha scritto JPMorgan. “Per ora, la Russia sta attraversando una recessione molto più mite di quanto si supponesse quando è iniziata l’invasione”. La banca ha quindi alzato le sue previsione sul Pil russo a -3,5%, dal -5% precedente. Gli analisti sottolineano però come sia troppo presto per valutare il pieno impatto delle sanzioni sull’economia russa, che probabilmente penalizzeranno la crescita per anni. Inoltre gli embarghi sulle materie prime energetiche varati da Usa, Gran Bretagna e Ue entreranno in vigore gradualmente e potrebbero via via ridurre i flussi in entrata di euro e dollari.

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