Dal ghiacciaio del Monte Rosa al Po. Il Sesia è uno dei più importanti affluenti di sinistra del “Grande Fiume”. Si snoda attraverso 140 chilometri tra Piemonte e Lombardia ma oggi la sua portata media si è ridotta di oltre il 70%. Quali sono le ragioni? Per rispondere basta percorrere il corso del fiume a partire dalle montagne da dove nasce.
“Alla Piramide Vincent, 4 mila metri di altezza, la copertura dei ghiacciai è quasi sparita. Di solito lo vediamo alla fine dell’estate ma siamo soltanto a giugno”. Andrea Enzio è il presidente delle guide alpine di Alagna Valsesia. “Non ho mai visto una situazione del genere – spiega – Ogni settimana saliamo sul Monte Rosa 3 o 4 volte e nei periodi più caldi riusciamo a vedere le differenze tra una volta e l’altra. Ci sono zone dove il ghiaccio si scioglie e va via” racconta, mentre mostra una foto scattata durante una delle ultime gite. “Questa è la stazione di arrivo della funivia da dove poi partono le camminate. Siamo a quota 3.260 metri e normalmente qui c’è la neve ma quest’estate invece ci sono le pietre”. In 150 anni di storia della sezione delle guide alpine di Alagna non era mai accaduto. “Non è una bella cosa – spiega Enzio – non tanto per il nostro lavoro ma soprattutto per il resto della valle e per la pianura, che vivono grazie alle acque del Sesia”.
Qualche chilometro più a valle, a Campertogno, il greto del fiume è diventato sempre più ampio. Qui ha sede il laboratorio di Claudio Chiara, scultore ma anche guida alpina che conosce bene le sue montagne. “Fin da quando avevo quindici anni salivo sul Rosa” ricorda, mentre mette a posto gli attrezzi da lavoro. “C’è stata una escalation: i ghiacciai hanno iniziato a ritirarsi e le estati sono diventate più calde” precisa, ricordando che quello che è mancato per davvero è stato l’accumulo di neve nel periodo autunnale. “Non ha nevicato in quel periodo” aggiunge. Le precipitazioni sono arrivate soltanto in primavera ma la “neve primaverile non crea una riserva idrica, si scioglie subito e si perde”. Il risultato è che i bacini nevosi si sono esauriti subito e l’acqua in pianura scarseggia.
Lo sanno bene i risicoltori della Lomellina che dipendono dalle acque del Sesia. “Il calo della portata del fiume stimato al 70% compromette tutto il settore agricolo: si tratta di 14mila ettari che, tramite un canale, vengono irrigati con l’acqua del Sesia” spiega Mauro Maregatti, consigliere del consorzio di irrigazione e bonifica Est Sesia, mentre cammina sul greto del fiume vicino a Candia Lomellina. Qui, dove una volta si svolgeva la gara tra i “barcèt”, delle piccole imbarcazioni in legno, oggi ci sono le sdraio per prendere il sole.
“I campi stanno bruciando” racconta Enrico, un risicoltore del pavese. Intorno a lui ci sono delle chiazze di tonalità differenti di verde. Alcune più chiare, altre più scure. “Dove le piante sono marroni sono in sofferenza a causa della mancanza di acqua”. L’ultima volta che ha bagnato il campo è stato venti giorni fa e le piante non sono cresciute. “Dovrebbero essere molto più alte ma se non arriva più acqua rischieranno di morire”, aggiunge l’agricoltore. Una situazione “tragica”, secondo il sindaco di Robbio Roberto Francese, che ha parlato di una vera e propria “guerra dell’acqua” tra alcuni agricoltori. “Servirebbe la pioggia ma, dato che non arriva, bisognerebbe procedere con l’apertura delle dighe” chiede il primo cittadino del comune pavese.
“Non esiste soluzione univoca” aggiunge il consigliere del consorzio Est Sesia Maregatti, che sottolinea l’urgenza di “un insieme di azioni mirate allo scopo di non disperdere l’acqua” e suggerisce di tornare a “vecchie pratiche”. Un esempio? L’allagamento delle marcite in inverno, che permetteva alle falde di ricaricarsi per poter poi restituire l’acqua in primavera. “Ormai avendo abbandonato questa pratica le falde si sono talmente approfondite che non danno più questa possibilità – conclude Maregatti – bisognerebbe ritornare a una sommersione invernale delle risaie, fatta però su ampia scala e non a macchia di leopardo. Solo così forse potrebbe migliorare la situazione delle acque”.