Parola del Pontefice durante l’intervista rilasciata al vaticanista dell’agenzia Reuters, Philip Pullella. Da quanto apprende ilfattoquotidiano.it, le donne che faranno parte della plenaria dell’organismo e valuteranno le ponenze dei candidati all’episcopato sono due suore che affiancheranno numerosi ecclesiastici
Due donne vaglieranno le nomine dei nuovi vescovi. Lo ha annunciato Papa Francesco nell’intervista rilasciata al vaticanista dell’agenzia Reuters, Philip Pullella, nella quale ha anche smentito di pensare alle dimissioni, di avere un cancro, ribadendo la sua volontà di andare in Russia e Ucraina per sancire la pace tra i due Paesi in guerra. Sul ruolo delle donne nella Curia romana, Bergoglio ha spiegato: “Io sono aperto che si dia l’occasione. Adesso il Governatorato ha una vicegovernatrice… Adesso, nel Dicastero per i vescovi, nella commissione per eleggere i vescovi, andranno due donne per la prima volta. Un po’ si apre in questo modo”. Da quanto apprende ilfattoquotidiano.it, le donne che il Papa ha deciso di nominare membri del Dicastero per i vescovi, e che quindi faranno parte della plenaria dell’organismo e valuteranno le ponenze dei candidati all’episcopato, sono due suore che affiancheranno numerosi ecclesiastici.
Francesco ha aggiunto che per il futuro vede possibile la designazione di laici alla guida di dicasteri quali quello per i laici, la famiglia e la vita, quello per la cultura e l’educazione o alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Ciò è previsto nella nuova costituzione apostolica sulla Curia romana, Praedicate Evangelium, emanata da Bergoglio dopo nove anni di lavoro ed entrata in vigore il 5 giugno 2022. Recentemente, il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ha scherzato sul fatto che, con la promulgazione della nuova costituzione, lui potrebbe essere l’ultimo ecclesiastico a guidare quell’organismo. Sono numerose le donne nominate dal Papa in ruoli apicali della Curia romana: da Emilce Cuda, segretaria della Pontificia Commissione per l’America Latina, a suor Raffaella Petrini, segretaria del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, a suor Alessandra Smerilli, segretaria del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, a Francesca Di Giovanni, sottosegretaria per il settore multilaterale della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, a suor Nathalie Becquart, sottosegretaria del Sinodo dei vescovi, a Nataša Govekar, direttrice della Direzione teologico-pastorale del Dicastero per la comunicazione, a Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, e Cristiane Murray, vicedirettrice della Sala Stampa della Santa Sede.
Nell’intervista, Francesco ha inoltre affermato che l’Accordo provvisorio della Santa Sede con la Repubblica Popolare Cinese “va bene” e spera che possa essere rinnovato per la terza volta nell’ottobre 2022. In questo modo, è stata sanata la situazione della Chiesa cattolica in Cina riportando nella piena comunione con Roma i vescovi nominati senza il mandato papale. L’accordo, che prevede un percorso condiviso per arrivare alla scelta dei nuovi presuli, lascia al Papa l’ultima parola. “Chi porta avanti questo accordo – ha spiegato Bergoglio – è il cardinale Pietro Parolin che è il migliore diplomatico della Santa Sede, un uomo di alto livello diplomatico. E lui sa muoversi, è un uomo di dialogo, e dialoga con le autorità cinesi. Credo che la commissione che lui presiede ha fatto di tutto per portare avanti e cercare una via di uscita e l’hanno trovata”.
Francesco ha aggiunto: “Molti hanno detto tante cose contro san Giovanni XXIII, contro san Paolo VI, contro il cardinale Agostino Casaroli, ma la diplomazia è così. Davanti a una situazione chiusa bisogna cercare la strada possibile, non ideale, la diplomazia è l’arte del possibile e fare che il possibile divenga reale. La Santa Sede ha sempre avuto questi uomini grandi. Ma questo con la Cina lo porta avanti Parolin, che in questo punto è un grande”. E ancora: “Si va lentamente, ma dei vescovi sono stati nominati. Si va lento, come dico io, alla cinese, perché i cinesi hanno quel senso del tempo che nessuno li affretta. Anche loro hanno dei problemi, perché non è la stessa situazione in ogni regione del Paese. Perché anche il modo di tenere i rapporti con la Chiesa cattolica dipende dai governanti, ce ne sono diversi. Ma l’accordo va bene e mi auguro che a ottobre si possa rinnovare”.