La plenaria dell’Europarlamento vota e fa entrare a pieno titolo gas e nucleare nella tassonomia verde, la lista delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. Lo fa bocciando la mozione di rigetto dell’atto delegato con cui lo scorso 9 marzo la Commissione Ue aveva proposto l’inclusione, a determinate condizioni, di specifiche attività energetiche legate al nucleare e al gas. Quel documento, presentato da cinque gruppi politici (Verdi europei, Ppe, Sinistra, S&D e Renew), non è passato: 278 i voti a favore, 328 i contrari, 33 gli astenuti. Subito dopo nella tribuna del pubblico otto persone si sono alzate indossando ciascuna una maglietta rossa con una lettera in nero, componendo la scritta ‘Betrayal (tradimento)’. Occorreva la maggioranza assoluta, ossia il voto contrario di 353 eurodeputati, per costringere la Commissione Ue a ritirare o emendare la sua proposta. Solo a metà giugno le commissioni Economia e Ambiente del Parlamento Ue avevano votato a favore.
Chi ha votato e come – Sulla carta erano favorevoli al veto Verdi, socialisti e sinistra, contrari gli altri gruppi. Ago della bilancia il gruppo politico del Ppe, che include Forza Italia. Alla fine, gli eurodeputati del Pd hanno votato tutti a favore della mozione di rigetto (quindi contro gas e nucleare), così come il Movimento 5 Stelle. Si sono astenute Chiara Gemma e Daniela Rondinelli, passate a Insieme per il futuro. Al centrodestra, gli eurodeputati italiani hanno votato tutti contro il documento (a favore dell’inclusione di gas e nucleare) tranne Herbert Dorfman (Sudtiroler Volkspartei). Contrario anche l’indipendente Marco Zullo. “Per la seconda volta nel giro di un mese, la cosiddetta maggioranza Ursula va in frantumi. Ancora una volta, l’ideologia della sinistra deve fare i conti con la realtà”, scrive il gruppo della Lega all’Eurocamera via Twitter dopo il voto.
La vigilia e il colpo di grazia – D’altronde fino alla vigilia i segnali della direzione in cui si stava andando ci sono stati tutti. A iniziare dalle parole del vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans che, parlando in Lussemburgo ai giovani dei movimenti per il clima, ha citato anche la tragedia della Marmolada in Italia, causata proprio dal cambiamento climatico che il regolamento sulla tassonomia dovrebbe combattere, dato che fa parte del piano d’azione della Commissione per finanziare la crescita sostenibile, promuovere gli investimenti verdi e prevenire il greenwashing. “Francamente credo che il provvedimento su gas e nucleare passerà in Parlamento, cioè non sarà respinto”. E poi c’è stato il colpo di grazia. Alla vigilia del voto a Strasburgo, l’intervento di Kiev con una lettera del governo ucraino firmata del ministro dell’Energia, German Galushenko e diretta alla presidente della commissione economica del Parlamento europeo, l’eurodeputata del Partito democratico Irene Tinagli. Chiaro il messaggio: “Se dovesse passare l’obiezione all’atto delegato, questo metterebbe in difficoltà la ricostruzione post bellica del settore energetico ucraino”.
La posizione dell’Italia – Anche l’Italia ha fatto la sua parte, con le dichiarazioni del coordinatore nazionale di Fi ed europarlamentare del Ppe Antonio Tajani: “L’Italia deve tornare al nucleare perché è una energia che ci permette di essere autonomi e indipendenti. Va tutelato l’ambiente, ma anche l’economia reale. Noi domani voteremo a favore della proposta della Commissione sul gas e nucleare nella tassonomia”. E ancora: “È un gravissimo errore da parte della sinistra votare contro questa proposta della Commissione. Bisogna avere coraggio. Come possiamo avere l’auto elettrica senza avere energia? Ed è una scelta che non va nell’interesse russo perché, come sta accadendo da settimane, noi ci stiamo rifornendo da altri Paesi”. Parole che avevano scatenato le reazioni, tra gli altri, dei Verdi e del Movimento 5 Stelle. Dopo il voto, Tajani ha scritto su Twitter: “Vince la linea del buon senso, vince la linea di Forza Italia e del Ppe”.
Le reazioni politiche dopo il voto – “L’esito del voto di oggi al Parlamento Ue sull’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia dimostra in modo drammatico la miopia e la sudditanza alle lobby del fossile di una certa politica che ancora una volta antepone il mero profitto alla salute dei cittadini e alla tutela del pianeta” è il commento di Eleonora Evi e Angelo Bonelli, co-portavoce nazionali di Europa Verde e di Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana. “Vergognoso – aggiungono – che aziende strettamente legate al Cremlino, come Gazprom e Lukoil, siano riuscite ad influenzare la decisione della Commissione, ora avallata anche dal Parlamento europeo, l’unico organo Ue votato direttamente dai cittadini, ma di cui oggi non ha evidentemente ascoltato le istanze, come evidenziato da un recente sondaggio del WWF secondo il quale più della metà degli europei non considerano gas e nucleare come sostenibili”. Per i Greens “chi oggi ha votato a favore di gas e nucleare in tassonomia ha fatto un grande favore a Putin, visto che la Russia potrebbe ricavare fino a 4 miliardi di euro in più all’anno grazie all’inclusione del gas fossile in tassonomia. Per Ignazio Corrao, anche lui europarlamentare dei Verdi “nonostante i disastri ambientali all’ordine del giorno causati dal cambiamento climatico e una guerra geopolitica che ha messo a nudo tutte le debolezze dell’Europa di fronte al ricatto energetico russo, si è voluto ancora volta voltare le spalle al green deal e porgere la mano ai lobbisti”. “Questa tassonomia, che ha ricevuto il via libero del Parlamento europeo, è un danno per l’ambiente, per l’Italia e per il futuro dell’Europa. Sarà molto difficile per l’Unione europea spiegare ai cittadini come sia possibile finanziare la crescita sostenibile con due fonti energetiche che sostenibili per definizione non sono”, aggiungono gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle Fabio Massimo Castaldo e Laura Ferrara. “Oggi vincono le lobby del gas e del nucleare, perdono invece tutti i cittadini e la lotta ai cambiamenti climatici”.
Una questione di conti – L’eurodeputata dei Greens/EFA, Rosa D’Amato, ricorda che “dietro la tassonomia c’è un bottino di investimenti pubblici e privati che solo in Europa valeva 290 miliardi nel 2020, ma che potrebbe diventare 10 volte più alto nei prossimi anni”. Di recente, la Bce ha reso noto che indirizzerà il suo portafoglio di corporate bond da 363 miliardi verso le società che garantiscono performance climatiche elevate. “Senza dimenticare che il 30% del Recovery fund dell’Ue è finanziato da green bond, cosa che vincola almeno 250 miliardi agli investimenti verdi”, spiega D’Amato.