Come aveva anticipato ilfattoquotidiano.it, dopo oltre un anno di attesa e due rogatorie cadute nel vuoto, finalmente i Ros sono potuti partire per la Repubblica Democratica del Congo, dove avranno la possibilità di interrogare gli uomini arrestati negli ultimi mesi dalle autorità congolesi con l’accusa di essere coinvolti nel triplice omicidio costato la vita all’ambasciatore Luca Attanasio, al suo carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e all’autista del Wfp Mustapha Milambo Baguma.
Certamente, è stato l’arrivo del nuovo ambasciatore Alberto Petrangeli a fornire un contributo determinante per sbloccare il dossier, incagliato da mesi in un muro di gomma fatto di ripetute promesse ma sostanziale inattività da parte delle autorità di Kinshasa. Ora, finalmente, i carabinieri dei Ros potranno interrogare gli uomini tutt’ora in carcere con l’accusa di aver preso parte a vario titolo all’attentato e acquisirne direttamente le dichiarazioni. Cinque, secondo le agenzie di stampa che ieri ne hanno dato notizia. Dovrebbe trattarsi delle persone arrestate lo scorso gennaio a Goma ed esibite alla stampa mentre – ammanettati – erano seduti su un prato. In quel caso, si trattava di sei persone, di cui solo due – Bahati Kiboko e Balume Bakulu – arrestate per l’omicidio Attanasio, a detta degli inquirenti congolesi. Pochi giorni dopo alcuni organi di stampa avevano parlato di un altro arresto, ma senza dettagli. Mentre a inizio marzo, era stato annunciato un altro arresto, di tale André Murwanashaka. Inoltre, in base alle dichiarazioni del comandante della polizia del Nord Kivu, gen. Aba Van Ang, e anche alle fonti locali del fatto.it, il presunto autore materiale dell’omicidio di Attanasio e Iacovacci, detto Aspirant, sarebbe da mesi scappato all’estero: sarebbe lui la “mente” dell’agguato. O – forse – l’anello di congiunzione fra la manovalanza ed eventuali mandanti. Fra le persone che i Ros interrogheranno non figurerebbero invece i primi arresti annunciati dal presidente Félix Tshisekedi mentre si trovava a Parigi, nel maggio 2021: questi si erano successivamente rivelati dei semplici fermi di polizia effettuati nell’immediatezza dei fatti su persone risultate poi estranee alla vicenda.
La missione dei Ros, della durata di una settimana, si svolge nella capitale Kinshasa e non prevede – in base alle nostre informazioni – uno spostamento a Goma, ritenuto poco utile, a distanza di oltre un anno, ma soprattutto a causa degli scontri con il gruppo “ribelle” M23, ripresi nelle ultime settimane proprio a ridosso della zona dell’agguato, alla frontiera fra Repubblica democratica del Congo e Rwanda.
Il viaggio avviene in collaborazione col Reparto investigazioni scientifiche e col Gis e si compie su delega del procuratore aggiunto di Roma Sergio Colaiocco, dove a febbraio si è chiuso il primo filone delle indagini con il rinvio a giudizio dei due funzionari del Wfp Rocco Leone e Mansour Rwagaza, inizialmente indagati per omesse cautele e poi anche per omicidio colposo; rimane invece ancora aperto il secondo filone dell’inchiesta, che indaga per terrorismo: in questa parte delle indagini confluiranno dunque le informazioni che i Ros stanno raccogliendo in questi giorni a Kinshasa, che prevederebbero, oltre agli interrogatori dei sospettati, anche l’acquisizione di tabulati telefonici.