Tra il mercato e l’ambiente, la Cina ha scelto il mercato. Mentre l’Unione Europea procede a tappe forzate verso l’elettrificazione senza preoccuparsi della dipendenza dei costruttori del vecchio continente da materie prime e risorse energetiche, Pechino ha adottato una strategia più prudente.

Il Ministero delle Finanze ha deciso di dimezzare fino alla fine dell’anno le tasse di acquisto delle auto con motori termici, indipendentemente dalla provenienza. L’incentivo è destinato alle auto di cilindrata non superiore ai 2.0 litri e che non costino più di 300.000 yuan, l’equivalente di 45.000 euro. I marchi premium, per lo più stranieri, non avranno benefici, mentre molti costruttori nazionali come Great Wall (con la Haval H6), ma anche Nissan (con la Sylphy) o Volkswagen (con la Lavida) solo per citarne un paio, dovrebbero poter contare su un ritorno importante. Se non altro perché il 90% delle auto immatricolate nel Regno di Mezzo ha motori di cilindrata inferiore ai 2.0 litri.

La Cina ha quindi derogato alla sua rigorosa politica sull’elettrificazione dopo che il mercato ha ceduto di fronte alla altrettanto rigorosa politica sull’annullamento delle infezioni da Covid 19 che ha portato a chiusure di stabilimenti e limitazioni negli spostamenti.

Il governo del paese ha previsto risorse ingenti per lo sgravio fiscale, equivalenti a quasi 8,8 miliardi di euro, con l’obiettivo di rilanciare il mercato domestico dell’auto, crollato solo in aprile del 48% (-18% tra gennaio e maggio, solo di qualche punto superiore a quello contabilizzato nell’Unione Europa, -13,7%).

La politica degli incentivi ha nel tempo stimolato non solo l’industria, ma anche i consumatori, che hanno fatto diventare la Cina il primo mercato al mondo: il sorpasso a spese degli Stati Uniti è avvenuto nel 2009. Le sovvenzioni sono poi state massicciamente dirottate verso i veicoli a basso impatto ambientale, soprattutto elettrici.

Dimezzare le imposte sull’acquisto di nuovi veicoli con motori termici avrà una doppio effetto. Secondo il segretario generale della China Passenger Car Association, Cui Dongshu, potrebbe far aumentare di 2 milioni unità il numero dei veicoli venduti nel corso del 2022, ma, come sostiene Huang Yonghe, ingegnere capo presso l’China Automotive Technology and Research Center, rischia di far arrivare sul mercato meno veicoli elettrici, che in ogni caso dovrebbero comunque incidere sui volumi annuali per circa il 20%.

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