Quando parecchi anni fa mandavo in edicola Meridiani Montagne, rivista dedicata in prevalenza alla cultura delle Alpi, decisi che per il numero speciale dell’estate 2006 sarebbe uscita una monografia sulla Marmolada. La cima più alta delle Dolomiti, con il suo vasto ghiacciaio, le memorie del fronte della Grande Guerra, le grandi salite classiche sulla parete sud, il sentimento ladino che trova il suo punto culminante nel rito propiziatorio invernale dell’antico carnevale di Penia… insomma c’era molto da dire. Decisi anche di pubblicare, nel reportage iniziale, una foto piuttosto particolare e provocatoria di Alessandro Vasari, che oggi, dopo la spaventosa tragedia del seracco di Punta Rocca è stata “ripescata” da qualcuno e rilanciata sulla rete, divenendo virale.


A distanza di 16 anni quella immagine fa riflettere, ancora più di allora.

“L’agonia del ghiacciaio in una fotografia”, scrissi. Si vedono due “tipi da spiaggia”, con tanto di maschera, boccaglio a disposizione, mentre prendono la tintarella: ovviamente siamo nel campo del surreale, messaggio di denuncia sulla desacralizzazione della montagna, sul cambiamento della percezione della montagna dal punto di vista culturale e ambientale. Immagine che venne inviata a Nairobi, per l’annuale conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Ora il ghiacciaio sullo sfondo si è ulteriormente ridotto.

La vicenda accaduta sulla Marmolada getta tutti noi in uno sconforto che lascia senza parole, e forse sarebbe meglio per qualche giorno sospendere posizioni perentorie e sentenze definitive. Il crollo dell’immenso seracco, con un fronte di 80 metri, è un evento rarissimo anche se pur con dinamiche molto diverse grandi crolli si sono già verificati, come quello della Meringa del Gran Zebrù o le cornici orlate della cresta di Rochefort sul Bianco.

Se parliamo di cambiamento climatico, però, non sono questi gli indicatori più significativi. Richiamano l’attenzione per i lutti che provocano. Ma se ci pensiamo, i segnali più allarmanti vengono dai tanti piccoli cambiamenti che passano inosservati ai più, ma che se sommati tra loro ci lanciano segnali ancora più evidenti di una dinamica in rapida evoluzione. La fonte che sgorga nel boschetto dietro a casa mia ora è in secca. E siamo a luglio. L’erba intorno è gialla come a fine agosto. E gli anziani che non hanno retto il gran caldo e se ne sono andati, in silenzio.

A volte è la somma di tanti piccoli eventi che racconta più, anche se rimane muta.

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