La sentenza della Corte d'appello ha provocato numerose reazioni nel mondo politico. Dalla senatrice dem Valeria Valente alla vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni. Per la leghista Casolati: "Verdetto anacronistico che crea imbarazzo"
Il giorno dopo la controversa assoluzione della Corte d’appello di Torino per una violenza sessuale, interviene anche la politica. I giudici infatti, hanno ribaltato la sentenza di condanna di primo grado, dicendo che la vittima “ha indotto, con il suo comportamento, l’imputato a osare“. E questo nonostante, oltre alla testimonianza della ragazza, a prova della violenza ci fosse anche la zip dei pantaloni di lei strappata.
Tra le prime a parlare la senatrice Pd Valeria Valente, presidente della commissione Femminicidio e violenza di genere. “È sempre difficile commentare una sentenza e non si dovrebbe per principio”, ha scritto in una nota, “ma quella della Corte di Appello di Torino è davvero grave. La ragazza sarebbe stata in preda all’alcol, si sarebbe fatta accompagnare in bagno dall’amico-violentatore, avrebbe lasciato la porta socchiusa e infine la cerniera dei pantaloni, strappata, sarebbe stata di scarsa qualità. Tutto questo avrebbe indotto il ragazzo ad ‘osare’. Credo che queste affermazioni si commentino da sole e non possiamo che registrare con fiducia la decisione della Procura di ricorrere in Cassazione. Sembrano ancora una volta apparire evidenti sessismo e pregiudizi nella lettura della vicenda da parte della Corte d’Appello. E’ proprio alla luce di tutto questo che invochiamo l’approvazione del ddl al Senato che stabilisce che in assenso di consenso, c’è violenza sessuale“. E ha concluso Valente: “Il problema è sempre lo stesso: è la vittima che deve provare di essere stata violentata. Il nostro ddl capovolge la questione e pone l’attenzione sull’autore del reato. Perché nel processo è sempre la parola di un uomo a contare di più, contro quella di una donna, che pur avendo denunciato, non viene creduta. E allora è bene che sia lui a provare il consenso di lei”. Infine ha annunciato: “Come Commissione approfondiremo il caso di Torino facendoci mandare gli atti. Lei ha detto più volte no, lo ha denunciato, le sono stati strappati i vestiti di dosso: cos’altro deve accadere perché si certifichi una violenza, come peraltro è accaduto in primo grado? E’ chiaro che serve più formazione e specializzazione anche nelle Corti di Appello, dove troppo spesso vengono capovolte o peggiorate sentenze di primo grado con motivazioni discutibili soprattutto in quanto a sessismo e pregiudizi nei confronti delle donne”.
Sul caso è intervenuta anche la vicepresidente della Camera M5s Maria Edera Spadoni: “Ci sono alcune sentenze che rischiano di depotenziare la lotta contro la violenza di genere”, ha scritto in una nota. “Dunque non è bastato il fatto che la vittima abbia espresso il suo dissenso per condannarlo. Esprimo la mia più totale vicinanza alla ragazza e quella delle Istituzioni che rappresento; mi chiedo come sia possibile, ai nostri giorni, assistere a queste situazioni; mi chiedo come le donne, dopo sentenze di questo tipo, possano sentirsi tutelate dallo Stato e possano denunciare“. E ha continuato: “E’ fondamentale incrementare la formazione di tutti gli operatori sul tema della violenza domestica: Forze dell’Ordine, magistrati, avvocati, consulenti, operatori dei servizi sociali devono seguire corsi di formazione obbligatoria. Ci tengo a sottolineare come la formazione per le Forze dell’Ordine sia già prevista dall’art 5 del Codice Rosso; si rende necessario estenderla a tutti i soggetti coinvolti”.
Una sentenza “assurda” anche per la senatrice leghista Marzia Casolati. Il giovane, ha dichiarato. “è stato assolto dalla Corte d’appello di Torino sulla base di una supposizione: la ragazza aveva tenuto la porta del bagno socchiusa, come segnale di consenso. Un responso da brividi. Ritenevo Torino una città evoluta e moderna, ma questo verdetto anacronistico crea imbarazzo. Un episodio del genere è riprovevole e non dovrà più ripetersi”.