Cultura

Campania Teatro Festival, debutta Charlotte Rampling. La guerra in Siria oscurata dall’Ucraina, ce lo ricordano gli ex prigionieri: dalle torture al proscenio

"L'arte diventa mezzo, strumento al servizio degli altri. E l’intero patrimonio artistico, assume un valore sociale, divenendo lo strumento per poter operare a favore di chi ne ha più bisogno”

Charlotte Rampling e la sua opera prima in chiave minimalista e profonda. Tre miti assoluti dialogano tra di loro: Shakespeare, Bach e l’icona del cinema mondiale dai film di Luchino Visconti alle recenti regie di Francois Ozon. Con Sonia Wieder-Atherton, violoncellista di fama internazionale (che firma anche la regia di “Shakespeare/Bach” al Teatro Stabile Mercadante) fanno un’incursione poetica tra i sonetti del Bardo e le Suite di Bach. Si cambia scenario. Orizzonti di guerra. Toh, c’eravamo quasi dimenticati, invece è ancora in corso il conflitto civile in Siria e Ruggero Cappuccio, direttore artistico del Campania Teatro Festival (confermato per il settimo anno consecutivo, perché squadra che vince non si cambia) manda in scena ex prigionieri che dalla camere di tortura passano al proscenio del Teatro Politeama. Testimonianze che sono pugni nello stomaco. A partire dalla “festa di ricevimento” all’arrivo nel centro di detenzione, con pugni, botte, bastonate, colpi di frusta. Oggetti di tortura dai nomi fiabeschi come il “tappeto volante” che farebbe rievocare la figura di Aladino ne Le Mille e una notte. Il tappeto volante altro non è che una tavola di legno su cui viene legato supino, nudo il prigioniero. Immobile e inerme, viene picchiato dai suoi aguzzini e torturato con scosse elettriche, applicate principalmente nelle zone genitali. Il tappeto volante non è fisso, ma mobile e può essere piegato in due, portando le due estremità a unirsi. Quando un prigioniero è legato al bisat al-rih, piegando il corpo a forma di “V”, è portato ad avvicinare i piedi alla testa fra sofferenze inimmaginabili.

Alla soprannominata sedia “tedesca” erano invece fissate punte metalliche e acuminate. Per non dimenticare le Mille e uno Torture. Sono oltre 306.000 i civili uccisi in Siria in dieci anni di conflitto, dal 2011 al 2021, secondo le ultime stime dell’Ufficio delle Nazioni. Misericordia e Finissage. E questo il tema scelto dal fotografo d’autore Luciano Romano per un corpus di sei fotografie che dialogano con il capolavoro del Caravaggio Le Sette Opere di Misericordia custodito al Pio Monte e con altre opere iconiche del Seicento napoletano. Il tema della misericordia è declinato da Luciano Romano Ex Novo (questo il titolo della mostra) con lo scopo di rappresentare quel sentimento di empatia e compassione per i deboli e per gli ultimi, che spinge ad agire per condannare la violenza, anche quella invisibile, il sopruso, l’indifferenza, la discriminazione e il rifiuto per la diversità. “Per percepire in maniera nuova un sentire antico, un sentimento etico nei confronti degli altri, affiancando la missione del Pio Monte portata avanti anche attraverso l’azione dell’arte”, afferma Fabrizia Paternò di San Nicola, neo Soprintendente del Pio Monte della Misericordia. Per lei “l’arte diventa mezzo, strumento al servizio degli altri. E l’intero patrimonio artistico, assume un valore sociale, divenendo lo strumento per poter operare a favore di chi ne ha più bisogno”.

Foto gentile concessione di Luciano Romano