Ciò che è illegale offline dovrebbe esserlo anche online. Questo il principio che sostiene la nuova legge sui servizi digitali (Dsa) e quella sui mercati digitali (Dma), approvate in via definitiva dal Parlamento europeo martedì 5 luglio. I due disegni di legge mirano ad affrontare gli effetti sociali ed economici del settore tecnologico stabilendo regole chiare per le modalità di funzionamento e di fornitura dei servizi nell’Ue, in linea con i diritti e i valori fondamentali dell’Unione.

Si tratta di regole complesse che chiamano in campo le grandi multinazionali. Per quanto concerne i servizi digitali, le piattaforme online e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi (a partire da 45 milioni di utenti mensili), che presentano il rischio più elevato, dovranno rispettare obblighi più rigorosi che includono la prevenzione di rischi sistemici (come la diffusione di contenuti illegali, gli effetti negativi sui diritti fondamentali, sui processi elettorali e sulla violenza di genere o sulla salute mentale) e l’obbligo di sottoporsi ad audit indipendenti. Queste piattaforme dovranno anche offrire agli utenti la possibilità di scegliere di non ricevere raccomandazioni basate sulla profilazione e dovranno consentire l’accesso ai propri dati e algoritmi da parte delle autorità e dei ricercatori autorizzati.

Sul fronte editoria, l’Aie-associazione italiana editori considera molto positiva la scelta dell’Unione europea. In particolare, plaude all’obbligo di condivisione dei dati di vendita con i propri business users, infatti è noto che Amazon non ama diffondere i dati; al divieto di favorire propri contenuti/prodotti in vendita sulla piattaforma rispetto a quelli di soggetti terzi che utilizzano la piattaforma come market place, ancora una volta il riferimento alla società di Seattle è chiaro; al divieto di applicare la “Most-Favoured-Nation clause”, ovvero la clausola che obbliga ogni soggetto terzo a offrire alla piattaforma le condizioni migliori rispetto ai concorrenti; e, infine, alla definizione dei nuovi obblighi in materia di interoperabilità dei contenuti, una questione cruciale nel mercato degli ebook.

Anche in questo caso, il riferimento a Kindle e al sistema proprietario di Amazon è molto esplicito. Però è altrettanto vero che il dispositivo della società di Jeff Bezos è in grado di fornire funzionalità tanto apprezzate dagli utenti, in quanto sistema proprietario. Insomma sembra di essere entrati in un cul de sac che mi ricorda la lotta tra Apple e Microsoft nella prima era dell’informatica.

Quando entreranno in vigore le nuove regole?

Non è semplice stabilire le date esatte. Una volta adottati ufficialmente dal consiglio, Dsa a luglio e Dma a settembre, entrambi gli atti saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entreranno in vigore venti giorni dopo la pubblicazione. Probabilmente, per il regolamento i tempi saranno più lunghi, mentre per quanto riguarda gli obblighi per le piattaforme e i motori di ricerca online di grandi dimensioni, le nuove norme si applicheranno a quattro mesi dalla loro designazione da parte della Commissione.

Il regolamento sui mercati digitali (Dma) inizierà ad applicarsi sei mesi dopo la sua entrata in vigore. Gli operatori coinvolti avranno a disposizione un massimo di sei mesi dalla loro designazione per conformarsi ai nuovi obblighi. Inoltre, per garantire che le nuove disposizioni della legge sui mercati digitali vengano attuate correttamente e in linea con il continuo evolversi del settore digitale, la Commissione può svolgere indagini di mercato. Se un operatore non rispetta le regole, la Commissione può imporre ammende fino al 10% del suo fatturato mondiale totale dell’esercizio finanziario precedente, o fino al 20% in caso di inadempienza reiterata. Secondo Aie il Dma è un primo passo su cui costruire, mentre al momento non si registrano reazioni da parte di Amazon e Kobo. Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni.

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