“Con le zitelle inglesi non succede mai nulla”. Scriveva così Gaetano Salvemini, intellettuale italiano in esilio a Londra in periodo fascista, a un amico che dall’Italia lo provocava scherzosamente sulla vivacità della sua vita britannica. Ma se lo storico antifascista assicurava il contrario, di tutt’altro tenore erano i risultati che il calciomercato portava all’omonimo Gaetano Salvemini, allenatore del Bari nell’estate 1991, dalla Gran Bretagna e non solo. L’obiettivo di Matarrese è portare il Bari tra le grandi o immediatamente a ridosso: c’è il nuovo stadio, lì si è giocata la finale di Coppa dei Campioni qualche mese prima, e l’idea è quella di vedere al San Nicola non solo le gare europee degli altri, ma del Bari stesso. Perciò l’idea è potenziare la squadra, magari aggiungendo qualche campione…e spendendo tanto: 30 miliardi di lire, tanti per il 1991, tantissimi per una squadra come il Bari nel 1991.
Buona parte servono per prendere David Platt: trattativa infinita, con il centrocampista inglese dell’Aston Villa combattuto tra il “vengo” “non vengo” “vengo solo se poi mi lasciate andare alla Juve” che costringe il patron Matarrese e il diesse Janich al viaggio a Birmingham per convincerlo di persona. Un viaggio che destinato a concludersi come il rapporto del Salvemini intellettuale con le albioniche single, salvo l’insperato ripensamento all’ultimo di Platt che si convince e firma. E poi Brambati dal Torino, Cucchi dall’Inter, l’australiano Farina dal Bruges per 8 miliardi a far compagnia in attacco al confermatissimo Joao Paulo, brasiliano amatissimo dal pubblico biancorosso. Salvemini vorrebbe un centrocampista di qualità: Olaf Thon dal Bayern Monaco, mentre non è convinto di quella stupenda promessa che potrebbe arrivare via Milan dalla Croazia. Già: perché Zvonimir Boban della Dinamo Zagabria è una vera promessa. Forte coi piedi, svelto con la testa e non solo nelle questioni di campo.
Il Milan lo ha preso per 10 miliardi di lire, ma punta ancora su Gullit (il primo a dare al croato il soprannome “Zorro”) e quindi lo offre in prestito: il Bari dice sì. Sì, ma a novembre: quando la situazione di classifica è tutt’altro che quella che società e tifosi, abbonati in massa vista la sontuosa campagna acquisti, immaginavano. Il Bari non ha gioco e non fa gol: per il primo dettaglio paga Salvemini, per il secondo vengono “tagliati” Joao Paulo e Frank Farina dagli slot degli stranieri. Il primo è ormai fuori per tutta la stagione dopo un brutto scontro con il doriano Lanna, l’australiano invece non si è adattato al calcio italiano. Il nuovo mister, Zibì Boniek, chiede Weah o Zamorano, magari entrambi: arrivano Boban e il connazionale Robert Jarni dall’Hajduk Spalato per 6 miliardi di lire.
Una squadra che sulla carta è sontuosa: ci sono anche Angelo Carbone, Angelo Colombo, Daniele Fortunato, e con loro Platt, Boban, Jarni. Ma la squadra non ingrana: Platt la salva spesso, ma non sempre, Boban è giovane e preoccupatissimo per ciò che sta accadendo in Croazia, dove torna quando può. Gli sprazzi di classe si vedono tutti, ma a intermittenza: anche a causa di una “giocata” non proprio saggia fuori dal campo, quando assaggia pesce crudo in un ristorante barese beccandosi l’epatite A. Per Zvone in una stagione tormentata, come quella del Bari d’altronde, ci saranno solo 17 presenze e due gol. Per il Bari, nonostante Platt, Boban, Jarni e un mercato sontuoso una retrocessione che sarà una fortissima delusione per la tifoseria e per la società: forse l’ultima stagione in cui il Bari calcio ha cullato il sogno di entrare tra le grandi del calcio.