Dopo l'interpellanza alla Camera del vicepresidente Rampelli sette senatori sottopongono al Presidente del Consiglio la vicenda rivelata dal Fatto sulle pressioni dell'ex rettrice della Bicocca in favore di tre studentesse a lei vicine. Anche il mondo dell'università si mobilita: l'Usb ricerca e l'associazione "Trasparenza e Merito" chiedono il passo indietro
Il “caso Messa” approda anche al Senato, si mobilita il mondo dell’università. Dopo l’interrogazione del vicepresidente della Camera Rampelli, sette senatori hanno scritto un’interpellanza direttamente a Draghi sulla vicenda delle presunte raccomandazioni dell’ex rettrice della Bicocca e ora ministro dell’Università Maria Cristina Messa svelate da un’inchiesta del Fatto, in favore di due consoli sudamericane a Milano e di un’impiegata del governo messicano. Pressioni per far ottener loro una proroga che ne consentisse la promozione smentite da Messa (mai dall’Università Bicocca) ma documentate nei verbali dei docenti, in scambi di mail e registrazioni.
Rampelli ha interrogato il ministro della Giustizia Cartabia e la stessa Messa, i senatori (Angrisani, Abate, Giannizzi, Granato, Lannutti, Letti e Sbrana) si rivolgono direttamente al Presidente del Consiglio per sapere se “in qualità di coordinatore, promotore e garante dell’attività politica del Governo non intenda chiarire la propria valutazione dei fatti riportati, evidenziando se ritenga sussistenti elementi che interferiscono con la permanenza del Ministro nel suo Ufficio”.
Anche il mondo dell’università sta prendendo posizione. Ieri il sindacato Usb ricerca ha chiesto apertamente le dimissioni del ministro. Poi l’associazione “Trasparenza e Merito” (Trame) che raccoglie circa mille docenti ha chiesto che Messa faccia un passo indietro, dimettendosi dal suo incarico, “per il bene dell’istituzione universitaria che la ministra dovrebbe rappresentare in qualità di garanzia e di controllo”.