Una moscovita che vince Wimbledon nell’anno del tanto discusso ban londinese contro i tennisti russi e bielorussi. Quasi uno scherzo del destino. Uno scenario paradossale e imprevedibile che si inserisce come un’anomalia nell’organizzazione di questa edizione dei Championships. A realizzare l’impresa è stata la 23enne Elena Rybakina, nata e residente nella capitale russa e kazaka solo di passaporto, uscita vincitrice dalla sfida contro la tunisina Ons Jabeur. Per lei è il titolo più importante della carriera, arrivato dopo i successi a Bucarest nel 2019 e Hobart nel 2020.

Nata a Mosca il 17 giugno 1999, Elena Rybakina doveva fare la ginnasta o la pattinatrice. Discipline di grande tradizione in Russia e che richiedono un’altezza media bassa. Ma Elena è molto più alta del consentito e così decide di ripiegare sul tennis. La scelta non le reca un dispiacere. Colpire la palla le piace e in più la giovane mette subito in mostra un talento notevole. Entra presto nel gruppo delle giocatrici seguite dalla Federazione russa, piazzando qualche bel torneo a livello juniores. È promettente ma non suscita entusiasmo nei piani alti. Il suo passaggio al professionismo poi è graduale. Non ci sono grandi exploit.

Nel 2018 decide di trasferirsi a Bratislava con il nuovo coach Stefan Vukov per allenarsi nell’accademia di Dominika Cibulkova. C’è però un problema. I costi sono alti e dalla Federazione russa non arriva il sostegno necessario. E così Rybakina decide di prendere la cittadinanza del Kazakistan. Una scelta facile da fare, anche perché non rappresenta uno scandalo. Sono stati molti in passato i tennisti russi che hanno deciso di rappresentare lo Stato centro-asiatico.

Il Kazakistan è uno paese ricco di petrolio e di minerali, risorse da dividere in pochi abitanti. Ma soprattutto è uno Stato governato per 29 anni (dal 1990 al 2019) da un grande appassionato di tennis: Nursultan Nazarbaev. Il presidente kazako immagina per il suo paese un ruolo importante e mette alla guida della Federtennis un suo amico, il banchiere Bulat Utemuratov. Data la mancanza di tennisti autoctoni di livello si decide di attirare atleti russi in cambio di sostegno, strutture e (tanto) denaro. Per far questo però c’è da trovare un accordo con i “cugini” russi: il Kazakistan può offrire la nazionalità ma deve lasciare fuori i russi che intanto sono arrivati nei primi 50 del mondo. Golubev, Korolev, Schukin e Kukushkin sono i primi russi a diventare kazaki. Tra le donne invece il passaggio viene fatto da Voskoboeva, Shvedova e Karatantcheva.

Negli anni poi hanno fatto il salto in molti, tra cui i più importanti sono Yulia Putintseva, Aleksander Bublik e, appunto, Elena Rybakina. E oggi grazie a lei il Kazakistan si può fregiare di avere una campionessa a Wimbledon. È il trionfo di un sistema, giudicato in maniera discutibile da alcuni, che adesso mira alla conquista della Coppa Davis. Il sogno dell’ex presidente Nazarbaev si è compiuto. Il Kazakistan è nel gotha del tennis.

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