Il serbo è nettamente favorito e pregusta la settima vittoria ai Championships (sarebbe il 21esimo Slam). L'australiano ha la chance per riscrivere la sua carriera e può aggrapparsi a quanto accade nel lontano 2017
È rimasto un ultimo ostacolo tra Novak Djokovic e il suo settimo Wimbledon: porta il nome di Nick Kyrgios, la scheggia impazzita di questa edizione dei Championships (e dell’intero circuito Atp) che ha ritrovato se stesso e a 27 anni (anche grazie al ritiro di Rafael Nadal) ha la chance per riscrivere la sua carriera da bad boy. Djokovic però è nettamente il favorito: senza lo spagnolo, ha la chance per raggiungere quota 21 Slam e riaccorciare le distanze nella sfida infinita tra i due campioni. Il serbo ha faticato davvero solamente con Jannik Sinner, dove ha dovuto rimontare due set ma dominato quarto e quinto. Ha perso altri set per strade, anche nella semifinale contro Cameron Norrie, vinta con il punteggio di 2-6, 6-3, 6-2, 6-4. L’impressione, però, è che quando Djokovic inizia a giocare alla Djokovic non ci siano chance per nessuno.
Kyrgios ha l’occasione di una vita, ma non sfugge a questa regola. Il suo estro e la sua battuta possono mettere in difficoltà un Nole distratto o fuori fuoco, non quello brutale che macina punti uno dopo l’altro. Di più, la tenuta mentale del serbo – al di là di qualche momentaneo black out – è indistruttibile. Chiedere ancora a Sinner per conferma. L’australiano invece sa far innervosire gli avversari, ma molto spesso è lui a perdere il controllo, talvolta in modo irreversibile.
C’è un dato, però, molto curioso. E che potrebbe far preoccupare Djokovic in vista della finale: negli unici due precedenti contro Kyrgios, il serbo ha sempre perso. Strano ma vero. Bisogna tornare indietro al 2017: prima Indian Wells, poi Acapulco, sempre sul cemento. In entrambi le occasioni l’australiano ha vinto in due set, vincendo anche due tie-break. Certo, da quei due match è passata un’era geologica tennisticamente parlando. Il 2017 è anche l’anno in cui Djokovic ha perso l’ultima volta sull’erba di Wimbledon. Poi è diventato una macchina praticamente perfetta, fino agli scricchioli di questo inizio di 2022, condizionato dalla sua assenza agli Australian Open. Anche Kyrgios però non è quello degli anni passati. E chissà che non si ricordi di quelle due partite di 5 anni fa per studiare come battere il grande favorito.