In Italia l’interruzione volontaria è legale, ma non sempre facile da raggiungere. A dimostrarlo ci sono le italiane che si rivolgono ad organizzazioni come Women on Web, o quelle che si rivolgono a cliniche estere. Si parla spesso, giustamente, del problema dell’obiezione di coscienza, ma poco si dice della difficoltà di accesso all’informazione e della mancanza di punti di riferimento. Nel chiaroscuro dei diritti si consumano storie di ordinaria sofferenza, quelle di chi ha meno soldi, strumenti, legami sociali. Ma nella stessa penombra fioriscono, anche nel nostro Paese, iniziative mutualistiche che costruiscono relazioni di solidarietà, che tolgono dall’isolamento e restituiscono vitalità ad una parola dal sapore antico: self-help. Diamo uno sguardo ad alcune di queste esperienze.

Women on web e le richieste dall’Italia – Women on Web è un’organizzazione internazionale che fornisce supporto online per l’aborto farmacologico autogestito e sicuro. Il team è composto da personale, medico e non, formato per accompagnare a distanza le persone che vogliono interrompere la gravidanza ed è in grado di fornire accompagnamento in 16 lingue entro le 24 ore dalla richiesta. In sostanza, fornendo farmaci e supporto per l’aborto in telemedicina. WoW nasce nel 2006 con base ad Amsterdam per dare aiuto in paesi in cui l’aborto non è legalizzato, ma nel corso degli anni ha visto crescere le richieste anche da paesi in cui l’aborto è legale. Come l’Italia. Dal primo gennaio 2022 a fine aprile sono 142 le richieste arrivate a WoW (dato fornito dall’organizzazione). Quasi una al giorno.

Uno studio scientifico pubblicato su BMJ (1) analizza le richieste che WoW ha ricevuto dall’Italia nel periodo marzo-novembre 2020. Lo studio rileva un aumento drastico delle richieste per aborto medico autogestito in questo periodo, il 12,4% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ed in particolare tra le minorenni che, più delle altre, hanno trovato ostacoli nel procurarsi un risultato ecografico e nell’avere accesso all’ospedale. La recente Relazione ministeriale sulla legge 194/78, anno 2022 con dati 2020, asserisce che durante il 2020 gli ospedali si sono “prontamente riorganizzati” e che vi è stato un calo di IVG (interruzioni volontarie di gravidanza) nel nostro Paese. Il sospetto è che non si tratti di un calo reale ma del fatto che i servizi non abbiamo intercettato il bisogno e che le donne non siano riuscite ad ottenere risposte adeguate dai servizi.

Greta, sorellanza e sostegno – Durante il primo lockdown, tra marzo e maggio 2020, a Firenze tutti i reparti per l’IVG (interruzione volontaria di gravidanza), così come i punti nascita, sono stati convertiti in reparti destinati alla cura del Covid-19. Checché ne scriva il Ministero della salute nell’ultima Relazione, secondo cui “le Regioni hanno reagito prontamente alla situazione e i servizi hanno riorganizzato opportunamente i percorsi IVG con l’obiettivo di garantire le prestazioni”, le fiorentine che avevano bisogno di abortire venivano tutte dirottate a Empoli in una clinica non raggiungibile con il treno. “Il progetto di accompagnamento all’IVG è nato in quel momento e poi si è iniziato a ragionare in modo più strutturale – racconta Sara, attivista di Non una di Meno Firenze. “Il gruppo è stato lanciato a giugno 2022 con il numero di telefono dedicato 329.2386360, ma prima abbiamo fatto molti accompagnamenti. L’esigenza più comune è quella informativa perché dal sito dell’Asl non si capisce niente. Abbiamo quindi prodotto del materiale informativo. L’altro scenario è quello di donne prive di reti sociali, perché studenti o straniere, o che vogliono mantenere la segretezza con la famiglia. In quel caso scatta anche l’accompagnamento fisico. Noi non possiamo entrare in ospedale, ma tranquillizza sapere che c’è qualcuno in parcheggio che ti aspetta. Che puoi chiamare al telefono se qualcosa non va o se ti trattano male. Non vogliamo dare l’idea di un servizio ma un gruppo di sorellanza e di supporto. Obiettivo è essere supporto e scudo contro lo stigma. Qualunque cosa tu scelga non sei un’incosciente, né se vuoi tenere un figlio né se non lo vuoi. Questo atteggiamento ci consente di parlare di contraccezione. Ben poche sanno che a Firenze dopo un’interruzione volontaria di gravidanza hai diritto a due anni di contraccezione gratuita”. La cosiddetta Delibera Rossi (n. 866 del 05-07-2019) prevede che tutte le donne residenti in Toscana sotto i 26 anni abbiano diritto alla contraccezione gratuita. “Quando a Pisa le attiviste hanno cominciato a pubblicizzare la cosa sono state chiamate dai consultori per dire che, in mancanza di fondi destinati, troppa pubblicità avrebbe messo in difficoltà“, commenta Sara.

IVG – Spazio alle donneE’ un gruppo di tele-mutuo-aiuto che nasce su Facebook e prosegue la sua vita su Telegram. Ne fanno parte anche ginecologhe e persone formate sulle procedure abortive, ma l’idea guida è quella del mutuo aiuto e dell’auto-formazione. Il gruppo è dedicato esclusivamente a persone che stanno vivendo o hanno vissuto un’interruzione di gravidanza, che cercano o offrono sostegno, orientamento e consigli, ed è moderato da attiviste che fanno parte di Pro-choice rica (rete italiana contraccezione aborto). Chi vi partecipa viene seguita passo passo, fin dalla ricerca del certificato che attesta la volontà di abortire, fase che può essere più o meno faticosa. Chi sta facendo l’aborto farmacologico può ricevere spiegazioni su quello che sta avvenendo nel proprio corpo ed essere rassicurata che stia andando tutto liscio. I dubbi sono molti e spaziano dall’iter burocratico (il certificato, i documenti necessari, i tempi di attesa, le sedi opportune dove fare la richiesta) all’uso dei farmaci, ai cambiamenti e le reazioni del corpo, ai problemi relazionali. Capita di esternare frustrazioni per partner non collaboranti e che la decisione di abortire sia il detonatore di una crisi. L’ascolto di chi partecipa e interagisce è improntato al non giudizio. Si cerca di fare leva sulla forza delle persone e di favorire la consapevolezza delle proprie scelte. Non poche portano il senso di colpa e lo stigma, ma altrettante rivendicano l’autonomia di una scelta ponderata. Chi vi entra e viene aiutata, spesso si ferma e aiuta le altre. Dalle interazioni emergono differenze tra i protocolli e disomogeneità nelle modalità di somministrazione dei farmaci e si acquisiscono informazioni dettagliate su come sono organizzati i servizi, in modo da individuare quelli che funzionano meglio. Tutte informazioni che un’amministrazione pubblica efficiente dovrebbe saper mettere a valore con tavoli di lavoro dedicati allo scambio di esperienze tra istituzioni ed organizzazioni della società civile.

Il mutualismo di Obiezione respintaUna mappatura online costruita dal basso per aiutare a trovare la strada giusta e per evitare i luoghi maltrattanti. Su questa idea si costruisce Obiezione respinta, che si materializza nel web con una mappa su cui i pin vengono dalle testimonianza dirette di chi – donna, persona trans e non binaria – si è dovuta confrontare con il giudizio morale, lo stigma, la derisione, l’umiliazione, fino al rifiuto esplicito di fornire contraccettivi o procedure mediche. “Dietro ognuno di quei pin sulla mappa c’è la vita di una persona“, osserva Eleonora Mizzoni, di Obiezione respinta, specificando che nel corso del tempo il collettivo ha appreso anche ad agire in funzione di orientamento ai servizi. “Un’attività che portiamo avanti in termini mutualistici, per aiutarci e non per sostituirci al lavoro delle istituzioni ma per evidenziarne i limiti in modo che siano corretti”. Le centinaia di testimonianze lasciate dalle utenti della piattaforma di Obiezione respinta sono state raccolte, organizzate e inserite in quadro esplicativo da Cinzia Settembrini nel libro Obiezione respinta! Diritto alla salute e giustizia riproduttiva, pubblicato da Prospero nel 2020. Il libro è uno strumento prezioso per osservare al microscopio i dettagli di una cultura ostile al principio di autodeterminazione femminile. Le esperienze non sono tutte negative, certo: in consultori e ospedali c’è anche chi lavora molto scrupolosamente.

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