Trash-Chic

È Nomad, bellezza, installazioni e design alla Certosa di Capri, che ruggisce con i leoni di Carla Chiusano. In piazzetta flash mob danzante di Luisa Beccaria

Un selfie con Brad Pitt, a braccetto con John Deep, un inchino a Sua Maestà… Erano gli ospiti a sorpresa della Grand Soireè Patek. Anfitrione Rossella Guariglia, brand ambassador della Trucchi/Patek, insieme a Monsieur Restivo

Non poteva che chiamarsi Pianeta Terra la nuova mostra di Carla Chiusano. Il pennello è per lei la bacchetta magica e i suoi tableaux animalier suggeriscono mille e una suggestione. Dalle antiche carte geografiche ( da lei reinterpretate) la criniera del leone sembra spuntare in 3D. “L’associo al sole, attorniato dai raggi – spiega l’artista torinese che ama il sud visceralmente -. Peccato che la criniera ce l’abbia solamente il maschio… ”. E mentre alla femmina rimane l’istinto primordiale di proteggere i suoi cuccioli, Carla dipinge la testa del leone al centro delle mappe che si impone in tutta la sua maestosità. Alla Liquid Art System di Capri tutte vendute in un batter d’ali. Sarà perché è uno degli animali più fortemente evocativo dell’immaginario collettivo. Sarà perchè Carla dieci anni fa ha interpretato con grande ironia la vignetta di questa mia rubrica Trash Chic. Olè. Luisa Beccaria e Nomad. La stilista milanese (veste le celebrities di Hollywood) in piazzetta all’ombra delle vetrine della sua boutique/atelier, offriva il nuovo light drink, “Costiera Gin” sulle note di luna caprese cantata da Scialapopolo. Sembrava di essere sulla Croissette per la pioggia di flash di H Phone dei passanti. Toh, si ferma e sorseggia anche Gianluigi Lembo de “Anema e Core”.

Nomad è la fiera dell’arte itinerante che per festeggiare il suo decennale sbarca a Capri grazie a Giorgio Pace. Geniale. Galleristi da ogni angolo del mondo, artisti noti da Jean Fabre in cappella a Julian Schnabel che pennella in esclusiva per Nomad un enorme tableau. Installazioni di grande respiro e design innovativo e sostenibile nella cornice della Certosa dialogano sotto il porticato cinquecentesco dell’antico monastero. Mostra diffusa, aperte le più belle dimore dell’isola a cominciare da Villa Mura, residenza di Mafalda di Savoia. Oggi sua nipote, Elena von Hessen, ne ha raccolto l’eredità anche spirituale. Pittrice e scultrice, Elena, molto apprezzata all’estero, è stata l’anfitriona di un déjeuner sulla Torre. Tra queste mura che trasudano ancora la Grande Storia Massimo Caiazzo, designer specializzato in cromoterapia, ha creato un ambiente fatto di ombre e riflessi che cambiano intensità con la luce del sole.

Mentre l’architetto Giuliano Dell’Uva con la moglie Andrea in collaborazione con la galleria Alfonso Artiaco nella loro super villa caprese hanno ospitato nel patio centrale il lavoro dell’artista britannico David Tremlett, una pavimentazione in contrasto con la dimora caprese di fine ottocento.
Metti una sera sul Roof Top e i Faraglioni ai tuoi piedi. Entri e John Deep, sguardo malandrino, appoggiato alla ringhiera, aspetta solo te. Ti fissa anche Leonardo Di Caprio, ecco il dilemma da chi lasciarsi sedurre? Stiamo al gioco, i cartonage, grandezza naturale sono i cloni delle celebrities. Intanto l’anfitrione Rossella Guariglia mostra i modelli più scintillanti ai grandi collezionisti.

La più antica maison di alta orologeria fu fondata nel 1839 da Antoni Patek di origine polacca. Fu il primo orologio con carica e messa all’ora senza chiave. Una rivoluzione a quei tempi. Ogni modello ad oggi è un lavoro di certosino artigianato, si impiegano mesi per la realizzazione del gettonatissimo Grand Complications (già il nome ci mette in guardia), dotato di fasi lunari, calendario perpetuo, cronografo e molto di più. Lo voglio. Lo voglio. Sarà per il design, per il tipo d’acciaio che ha proprietà anti/allergiche. E’ un tale must il modello Nautilus che ha lista d’attesa di 8 anni, tanto da far lievitare il prezzo base da 25mila a oltre 100mila. E sembrano una costellazione i quadranti tempestati di diamanti, rubini, zaffiri, smeraldi che brillano ai polsi di divi e divine. Il suo valore non è soggetto all’inflazione e in tempi offuscati dalla guerra investire in un Patek è una garanzia.