Secondo gli investigatori, l'ex proprietario della Formula Uno non ha dichiarato beni all’estero per oltre 400 milioni di sterline, l'equivalente di 472,348 milioni di euro. Il caso verrà ascoltato in aula al Westminster Magistrates Court il 22 agosto.
Accusa pesante nei confronti dell’ex presidente della Formula 1 Bernie Ecclestone. Il reato in questione è frode fiscale in Gran Bretagna. Secondo gli investigatori, il 91enne uomo d’affari non ha dichiarato beni all’estero che pare superino i 400 milioni di sterline, l’equivalente di 472,348 milioni di euro. “Questo fa seguito a un’indagine penale complessa e di portata mondiale condotta dal Fraud Investigation Service dell’HMRC“, ha riferito Simon York, direttore del Fraud Investigation Service dell’Her Majesty’s Revenue and Customs. Da par suo Ecclestone ha denunciato il fatto che l’HMRC non aveva rispettato un accordo stipulato nel 2008 sul “Bambino Trust”, istituito a beneficio dell’ex moglie Slavica e delle figlie Tamara e Petra, e che era pronto per intraprendere un’azione legale sulla questione. Ora il caso verrà ascoltato in aula al Westminster Magistrates Court il 22 agosto.
In precedenza, nel 2015, Ecclestone aveva dovuto affrontare una richiesta di pagamento da parte dell’HMRC di oltre 1 miliardo di sterline (1,18 miliardi di euro) in relazione a un trust di famiglia. Il britannico aveva ceduto la proprietà della Formula Uno a Libery Media, attuale proprietario, nel 2017. Nonostante abbia un ufficio a Londra, oggi trascorre la maggioranza delle sue giornate in Svizzera e a Ibiza. Inoltre, possiede una fattoria in Brasile, Paese nel quale è stato arrestato per essere stato trovato in possesso di una pistola nel proprio bagaglio mentre stava abbandonando la nazione. Come se non bastasse, l’uomo d’affari, lo scorso giugno ha difeso Vladimir Putin in un’intervista televisiva, definendolo una “persona di prima classe” per la quale si sarebbe “preso una pallottola”. Dichiarazioni alle quali ha prontamente chiesto scusa in un video sui social, dove ha specificato che non stava difendendo l’invasione russa dell’Ucraina.