Trionfo della coalizione di governo in Giappone alle elezioni di domenica per il rinnovo parziale della Camera Alta del Parlamento di Tokyo. Dei 125 seggi da assegnare, il partito Liberal Democratico di Fumio Kishida si è accaparrato 63 seggi, che salgono a 76 includendo quelli dell’alleato Komeito. Il risultato era chiaro già a metà dello spoglio, quando ancora mancavano i conteggi in alcuni distretti. La coalizione al potere ha superato, quindi, ampiamente la maggioranza assoluta con 146 seggi sui 248 che compongono l’assemblea, contro i 102 dell’opposizione. La votazione è avvenuta a due giorni dall’assassinio dell’ex premier Giapponese, Shinzo Abe, per mano di un uomo di 41 anni, Tetsuya Yamagami, che, comparso davanti ai pubblici ministeri, ha ammesso di aver commesso il fatto non per motivi politici. Non si hanno ancora notizie certe sulle motivazioni del gesto. Si ipotizza che dietro l’uccisione dell’ex premier ci siano anche motivazioni religiose. Tra le varie spiegazioni che l’uomo ha dato, infatti, l’assalitore avrebbe fatto riferimento anche ad un gruppo religioso a cui la madre si era unita e che l’uomo credeva fosse legato proprio all’ex premier giapponese.
Parlando all’indomani del trionfo elettorale di domenica, Kishida ha assicurato che Tokyo «rafforzerà drasticamente» la difesa entro 5 anni in risposta alle “incertezze globali dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina e la crescente minaccia di Pechino“. Con questo risultato politico definito da molti scontato, il progetto di riforma della costituzione pacifista promosso da Abe, può contare sulla maggioranza dei due terzi nella Camera Alta. Per il Partito liberal democratico è il miglior risultato dal 2013, mentre registra un calo dei seggi la principale forza di opposizione, il Partito costituzionale democratico, che si ferma a 17, di cui dodici quelli conquistati dal Japan Innovation Party, che sostiene la riforma della Costituzione. Kishida ha promesso di elaborare un disegno di legge da presentare in Parlamento il prima possibile. Al centro degli sforzi riformistici, c’è la riforma dell’art. 9 della Costituzione nipponica, che stabilisce che il Giappone rinuncia per sempre al diritto alla belligeranza e al mantenimento di potenziale militare da guerra. Situazione questa, che, sotto il profilo della sicurezza internazionale, ha legato il Paese mani e piedi agli Stati Uniti. Poi saranno direttamente i giapponesi a decidere con un referendum popolare. L’emendamento dell’art.9, che consisterebbe nell’esplicito riferimento alle Forze di autodifesa, ovvero le forze armate giapponesi, autorizzando di fatto la loro funzione di apparato militare del Paese. Risultato positivo anche per Kei Sato, il candidato sindaco che Abe stava sostenendo durante il comizio in cui è stato ucciso, che è stato rieletto. Gli analisti parlano di un voto viziato dall’ondata di commozione nazionale causata della morte dell’ex premier, tornata elettorale che, peraltro, ha registrato un’affluenza alla urne del 52,16%, il 3% in più rispetto al 2019. L’omicidio di Shinzo Abe ha provocato un’ondata di commozione anche a livello internazionale. In queste ore, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha incontrato a Tokyo il premier giapponese Kishida. Come ha riferito, Ned Price, portavoce del dipartimento di stato, Blinken ha discusso dei rapporti tra i due Paesi e, a nome del presidente Joe Biden, ha consegnato una lettera di condoglianze per la famiglia dell’ex premier Abe.