Sit in dell’Associazione Luca Coscioni dall’11 luglio, tutti i giorni, dalle 13 alle 15, in largo Pietro di Brazzà per chiedere risposte a Vittorio Colao. Il ministro per la Transizione digitale ha dichiarato in Parlamento che nel momento in cui sarà operativa la piattaforma del governo questa non potrà esser utilizzata per raccogliere firme sui referendum. Per questo motivo l’Associazione Luca Coscioni, che l’estate scorsa ha raccolto quasi due milione di firme per i referendum su eutanasia e cannabis ha lanciato un appello (che in poche ore ha superato 40.000 adesioni), un digiuno di dialogo con il ministro Colao e un presidio quotidiano davanti al ministero.
“Giù le mani dalla firma digitale sui referendum”, il titolo della mobilitazione perché la firma digitale non venga boicottata. Secondo la risposta del ministro Colao a un’interrogazione parlamentare di Riccardo Magi, la piattaforma pubblica sui referendum che dovrebbe entrare funzione nelle prossime settimane – con grave ritardo rispetto al termine fissato dalla legge del 1º gennaio 2022 – consentirà soltanto di sottoscrivere i quesiti referendari attraverso Spid, ma non di autenticare e abbinare le firme ai certificati elettorali rendendo le firme inutilizzabili ai fini della proposta dei quesiti. Colao ha quindi smentito ufficialmente le sue precedenti dichiarazioni sulle funzioni della piattaforma e, se quando affermato dovesse accadere, tradirebbe la legge in materia per cui le firme digitali non sono soggette a autenticazione per via analogica. Con l’entrata in funzione della piattaforma pubblica, inoltre, non sarà più possibile firmare con Spid i referendum neppure su piattaforme private, come invece avvenuto la scorsa estate (con costi a carico dei comitati promotori) si andrebbero a privare i cittadini di un diritto costituzionalmente garantito e conquistato digitalmente neanche un anno fa.