Nel secondo trimestre dell’anno la Russia ha registrato un avanzo di bilancio (differenza tra valore dell’export e quello import) di 70,1 miliardi di dollari (70 miliardi di euro). Si tratta del surplus più alto dal 1994, secondo quanto si legge nelle statistiche della Banca centrale russa. Rispetto ai primi tre mesi dell’anno il valore delle esportazioni è diminuito da 166 a 153 miliardi ma le importazioni sono scese ancora di più passando da 88,7 a 72,3 miliardo, ampliando quindi la differenza. Dopo la diffusione dei dati il rublo si è rafforzato del 3% sul dollaro. Da inizio anno la valuta russa ha guadagnato il 16%. Mosca continua a beneficiare dei grandi introiti garantiti dalla vendita di petrolio e gas, circa 20 miliardi di dollari al mese.

Nei primi 100 giorni di guerra la Russia ha incassato oltre 93 miliardi di euro vendendo idrocarburi. Nonostante le quantità esportate siano leggermente diminuite, il rialzo delle quotazioni ha più che compensato le minori vendite. Il calo delle importazioni, tuttavia, non è un buon segnale per l’economia russa. Il Cremlino ha recentemente alzato le tasse sull’export di petrolio assicurandosi introiti aggiuntivi e sta spostando le vendite verso i paesi asiatici (Cina ed India soprattutto) a scapito dei paesi europei che hanno introdotto sanzioni e un progressivo embargo sul petrolio russo (non ancora in vigore).

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