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Ultimo aggiornamento: 21:05 del 12 Luglio 2022

Fine Vita, Cappato: “Meglio nessuna legge che una fatta male”. E la Coscioni propone un testo a Regioni: “Si applichi sentenza con tempi certi”

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Fine Vita, Cappato: "Meglio nessuna legge, che una fatta male". E la Coscioni propone un testo alle Regioni: "Si applichi sentenza con tempi precisi"
www.ilfattoquotidiano.it di Alberto Sofia
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“Nonostante la pantomima in Parlamento sul fine vita, la sentenza della Consulta sul mio processo è stata finalmente applicata grazie al coraggio di Federico Carboni. Oggi è chiaro come il suicidio assistito sia consentito e legale, nella pratica, a determinate condizioni in Italia. Quindi meglio non fare una cattiva legge. Di fronte al testo Pd-M5s (quello già approvato alla Camera ma da tempo bloccato in Senato, ndr) restrittivo e discriminatorio, o il Senato lo modifica o è meglio che non passi”. A rivendicarlo è Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, nel corso del Consiglio generale della stessa associazione.

Carboni, 44enne di Senigallia, prima noto come “Mario”, è stato lo scorso giugno il primo cittadino italiano ad aver ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, che la Corte costituzionale ha reso legale con la sentenza 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani. “Ha dovuto attendere quasi due anni per un parere, mentre Fabio Ridolfi è stato costretto a scegliere un’altra via per porre fine alle sue sofferenze. Oggi è ‘Antonio’ ad attendere ancora il parere riguardo il farmaco e la procedura di autosomministrazione”, sottolinea la segretaria dell’associazione Coscioni, Filomena Gallo. Per questo motivo, in attesa che in Parlamento la situazione si sblocchi e che “ci sia la volontà politica di modificare il testo in discussione, che oggi complicherebbe le condizioni di accesso alla morte assistita per tanti malati”, l’associazione Coscioni ha promosso una legge regionale chiedendo alle Regioni di legiferare, nell’ambito delle loro competenze, affinché ad ogni malato siano garantite le adeguate verifiche in tempi certi e ragionevoli, così come anche indicato anche dal ministro Speranza.

“Le storie dei malati che si sono rivolti a noi sono state fondamentali per individuare le maggiori criticità e i passaggi sui quali una legge nazionale ha il dovere di intervenire, ma sono altrettanto fondamentali le Regioni, per definire i tempi e le procedure già individuate dalla sentenza costituzionale, abbattendo gli ostacoli procedurali e consentendo un accesso agevole al suicidio medicalmente assistito”, ha spiegato Gallo, co-difensore di Mario, Antonio e Fabio.

Anche perché, ha sottolineato, “questi ritardi sono illegittimi in quanto incompatibili con le urgenze che caratterizzano situazioni di sofferenza nell’ambito del fine vita”.

A sostenere l’iniziativa, nella stessa Regione Marche, il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Maurizio Mangialardi, intervenuto nel corso del Consiglio Generale dell’associazione: “Mi impegno a supporto della proposta di legge dell’associazione Luca Coscioni, in Regione Marche ma anche con il coinvolgimento di altri consigli regionali”.

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