Se si dimettesse, Papa Francesco non tornerebbe in Argentina: “Sono il vescovo di Roma, in quel caso sarei il vescovo emerito di Roma”. E in questa veste andrebbe a vivere a San Giovanni in Laterano. Anche se ribadisce che quella delle dimissioni è un’ipotesi remota: “Non ho nessuna intenzione di rinunciare, per il momento no”. E aggiunge: “Al momento non sento che il Signore me lo chieda. Se sentissi che me lo chiedesse, sì”. Bergoglio ne ha parlato in un’intervista a due giornaliste messicane, Maria Antonieta Collins e Valentina Alazraki, quest’ultima decana dei vaticanisti, per il canale streaming ViX di Televisa Univision. Francesco ha ribadito il “grande esempio dato da Benedetto XVI” che lo aiuterà a “prendere una decisione” qualora fosse necessario. Ha sottolineato, inoltre, la sua “grande simpatia” per il Papa emerito, “un uomo che sta sostenendo la Chiesa con la sua bontà e il suo ritiro” di preghiera. E ha confidato che prova gioia ogni volta che lo va a visitare al Monastero Mater Ecclesiae dove vive ritirato dal 2013. Ma ha anche chiarito che è necessario normare la figura del Papa emerito: “La storia stessa aiuterà a regolamentare meglio. La prima esperienza è andata molto bene perché Benedetto XVI è un uomo santo e discreto. Per il futuro, però, conviene delimitare meglio le cose o spiegarle meglio”.
Il Papa ha sottolineato che, già prima del conclave del 2013 nel quale è stato eletto, aveva preparato il suo ritiro come arcivescovo emerito di Buenos Aires. Aveva compiuto 75 anni, l’età canonica delle dimissioni, il 17 dicembre 2011 e presentato a Benedetto XVI le sue dimissioni dalla guida dell’arcidiocesi argentina. Per lui sarebbe stato fondamentale “andare a confessare e a visitare i malati”. Questo sarebbe stato il suo “apostolato”, il suo “lavoro”. “Stare al servizio della gente dove si può – ha spiegato Bergoglio – questo è quello che pensavo a Buenos Aires”. Un progetto, ha aggiunto, che gli piacerebbe anche se sopravvivesse a un’eventuale rinuncia. Il Papa ha così voluto nuovamente smentire le voci sulle sue dimissioni che si sono alimentate dopo che è stata ufficializzata la sua visita a L’Aquila, in programma il 28 agosto 2022, dove aprirà la porta santa della Basilica di Santa Maria in Collemaggio in occasione della festa della Perdonanza.
Francesco sosterà in preghiera davanti al corpo di san Celestino V, il Pontefice che nel 1294 si dimise dopo poco più di tre mesi di regno. Fu proprio sulla teca che conserva le sue spoglie che Benedetto XVI, il 28 aprile 2009, depose il pallio che gli era stato imposto nella celebrazione eucaristica di inizio pontificato. Pallio che era stato preparato in gran segreto molto prima dell’inizio della Sede Vacante del 2005 dall’allora maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Piero Marini, senza ovviamente sapere chi sarebbe stato eletto dal conclave dopo la morte di san Giovanni Paolo II. Un pallio che Ratzinger aveva successivamente abbandonato perché troppo scomodo e lungo per lui, preferendone uno più piccolo e adatto alle sue esigenze. Dopo le dimissioni dell’11 febbraio 2013, quel gesto di Benedetto XVI è stato letto come profetico della sua decisione.
Bergoglio ha definito una “casualità” la sua visita a L’Aquila, che avverrà tra il concistoro per la nomina di venti nuovi cardinali convocato per il 27 agosto 2022 e i due giorni di riflessione, il 29 e il 30 agosto, con tutti i porporati del mondo sulla nuova costituzione apostolica sulla Curia romana, Praedicate Evangelium, entrata in vigore il 5 giugno 2022. Tra l’altro, il Papa non ha ancora nominato i nuovi capidicastero. Nell’intervista, Francesco ha parlato anche delle condizioni del suo ginocchio destro spiegando che “sta migliorando”, anche se si sente ancora “limitato” nei movimenti. Un problema che gli ha impedito recentemente di recarsi nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, viaggio che era stato programmato dal 2 al 7 luglio 2022. “Non avevo la forza – ha precisato il Papa – Ora venti giorni dopo, c’è questo progresso”.
Francesco si è soffermato, inoltre, sulla guerra in Ucraina sottolineando che per lui è fondamentale parlare del “Paese che è aggredito piuttosto che degli aggressori”. Ha confermato l’intenzione di incontrare il Patriarca ortodosso russo Kirill a settembre nell’evento interreligioso che si terrà in Kazakhstan. Citando il dramma di Paesi sconvolti dalla violenza come lo Yemen e la Siria, ha ribadito che è in atto da tempo una “terza guerra mondiale a pezzi” e che le armi nucleari “sono immorali”, anche il loro possesso non solo l’utilizzo. Bergoglio ha ribadito la sua condanna dell’aborto perché è totalmente ingiusto eliminare una vita umana e questo, ha proseguito, lo si può affermare “partendo da dati scientifici” che non sono negoziabili. A proposito della questione negli Stati Uniti, dopo la decisione della Corte Suprema di annullare la sentenza sul diritto all’aborto, il Papa ha rilevato la polarizzazione presente nel Paese, ribadendo che i pastori devono curare sempre la dimensione pastorale altrimenti si crea un problema politico. Come comportarsi, dunque, nel caso di uno statista cattolico che appoggia l’aborto, gli è stato chiesto. “Lo lascio alla sua coscienza – ha risposto Francesco – che parli con il suo vescovo, con il suo pastore, con il suo parroco riguardo a questa incoerenza”.
Bergoglio ha anche espresso il suo amore per il popolo cubano e per i vescovi del Paese. Ha così confidato di avere un rapporto umano anche con l’ex presidente Raúl Castro, esprimendo soddisfazione per il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti ai tempi della presidenza di Barack Obama. Il Papa ha parlato anche delle attese per il prossimo viaggio in Canada, in programma dal 24 al 30 luglio 2022, all’insegna del perdono per il male compiuto in passato e si è, infine, soffermato sul dramma dei femminicidi, delle nuove forme di schiavitù e in particolare sulla piaga della pedofilia nella Chiesa. Francesco ha ricordato l’impatto che gli scandali hanno avuto negli Stati Uniti citando in particolare il Pennsylvania Report: “Si è scoperchiata la pentola. Oggi la Chiesa è diventata sempre più consapevole sugli abusi sessuali, un crimine mostruoso. La Chiesa ha la volontà di andare avanti e di non essere più complice di questi delitti”.