“Purtroppo la decisione della Cedu non ha soddisfatto le nostre aspettative e ancora una volta ha sollevato dubbi sulla credibilità del sistema dei diritti umani europeo”. Così si legge in un comunicato rilasciato dal portavoce del ministero degli Esteri turco, Tanju Bilgic all’indomani della decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo sulla violazione dell’obbligo di esecuzione delle sentenze da parte della Turchia. Con questa decisione, la Corte sostiene l’iniziativa della procedura di infrazione avviata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, presa nell’ambito del caso dell’attivista turco Osman Kavala. Detenuto da quattro anni nel carcere di Silviri a Istanbul, lo scorso aprile Kavala è stato condannato, nel processo dove era accusato di avere “tentato di rovesciare il governo” per il suo sostegno alle proteste anti governative a Istanbul nel 2013.

Nel febbraio 2022 il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, organo deputato al controllo dell’esecuzione delle sentenze della Corte da parte degli stati membri del Consiglio d’Europa, ha avviato la procedura d’infrazione nei confronti di Ankara per la mancata attuazione della sentenza del 2019, Kavala contro Turchia. In questa pronuncia, la Corte europea dei diritti umani aveva stabilito che il diritto alla libertà di Osman Kavala era stato violato a causa dell’intento del governo turco di ridurre al silenzio l’attivista dietro all’arresto dell’attivista. Da allora, non solo la Turchia ha rifiutato di scarcerarlo ma ha aggiunto a suo carico nuove accuse, considerate dalle ong, campate in aria. Con la pronuncia di ieri, la Corte ha sostenuto la procedura di infrazione contro la Turchia, constatando la violazione dell’art. 46 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, che impone “alle Alte parti Contraenti” l’obbligo di “conformarsi conformarsi alle sentenze definitive della Corte sulle controversie nelle quali sono parti”. Nel comunicato diffuso, il ministro degli esteri turco chiosa :”Purtroppo la decisione della Cedu non ha soddisfatto le nostre aspettative e ancora una volta ha sollevato dubbi sulla credibilità del sistema dei diritti umani europeo”. Nella storia del Consiglio d’Europa, c’è un solo caso di procedura di infrazione, quello relativo al caso Ilgar Mammadov contro l’ Azerbaigian.

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